8 Maggio 2018 - 18.12

ECONOMIA – Tensioni argentine, peso in caduta libera

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Se qualcuno si lamenta che ormai investire in banca o in posta non rende più nulla, causa i tassi in territorio negativo, e volesse, in maniera folle rischiare il proprio patrimonio pur di avere un rendimento a due cifre, allora potrebbe pensare di investire in Bond Argentini. Con un po’ di pura pazzia lo si potrebbe anche fare, ma il rischio di trovarsi senza nulla è elevato.

La storia torna a ripetersi, ed i fantasmi del passato si presentano nuovamente alle porte del paese sudamericano. La scorsa settimana, in soli sei giorni, la Banca centrale di Buenos Aires, ha aumentato per ben due volte i tassi portandoli al 33,25 per cento, una mossa necessaria nel tentativo di difendere il peso argentino dalla svalutazione in atto, senza però produrre risultati concreti.

Di contro il bond centenario, che era stato collocato lo scorso giugno e denominato in dollari ha toccato il nuovo minimo a 86,90 centesimi. Nulli in precedenza erano stati gli effetti dell’intervento da quasi 5 miliardi di dollari messo in campo per cercare di arginare la caduta della valuta nazionale. E per il momento nulla ha prodotto questo nuovo rialzo monstre dei tassi voluto dalla Banca centrale.

Purtroppo a questo si aggiunge un inflazione galoppante, un deficit fiscale e commerciale in crescita, senza dimenticare il problema della siccità che pesa come un macigno sulle coltivazioni di mais e soia.

Inevitabilmente quindi la prima vittima della forza del dollaro è il povero paese sudamericano, costretto anche a vendere circa 4 mld di dollari di valuta forte per cercare di supportare le quotazioni del peso.

Null’altro poteva fare la Banca centrale di fronte ad un tasso d’inflazione annuo di circa il 25% nel disperato tentativo di garantire un processo di disinflazione e pronta, se fosse necessario, ad aumentare ulteriormente i tassi, rendendo però sempre più vulnerabile l’Argentina ai movimenti di capitale, facendo tornare l’incubo dei Bond Argentini.

Si evince facilmente che l’attuale situazione è molto complessa e frutto della pesantissima eredità del passato. E pensare che basterebbe veramente poco per far tornare l’Argentina ai fasti di cento anni fa quando era uno dei paesi più ricchi, considerato il granaio del mondo. Basterebbe un buon governo, e trovare la via della stabilità. Ma è più facile dirlo che farlo, rimanendo di conseguenza in sospeso tra una ripartenza ed un nuovo crack

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