ECONOMIA – Jobs act all’italiana, fatto male, ma…
“Nel corso di questi mesi l’abbiamo ripetuto più volte: l’Italia ha bisogno di provvedimenti che sostengano, anzi, spingano l’avvio di una nuova fase economica in grado di farci uscire dalla fase recessiva. Dopo l’approvazione in Senato del Jobs Act, ci auguriamo che la politica dedichi i propri sforzi a tale obiettivo”.
Franco Bastianello, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro della provincia di Vicenza, non è di certo tra quelli che esultano per l’arrivo in porto della tanto agognata riforma, costata scioperi, manifestazioni, proteste, spaccature interne alla maggioranza.
“Intanto -afferma- il risultato concreto si vedrà solo a partire dai decreti delegati, dal loro contenuto e dai tempi di emanazione. Vale la pena ricordare che, pur con i molti limiti imposti dai compromessi tra le forze politiche prima del via libera definitivo, il Jobs Act mira ad una serie di riforme più strutturali di parte del diritto del lavoro: ammortizzatori sociali in generale, servizi per il lavoro e delle politiche attive (ad oggi praticamente assenti) e semplificazione degli adempimenti connessi alla costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, semplificazione delle tipologie contrattuali e introduzione del contratto unico a tutele crescenti, riforma del sistema ispettivo, revisione delle misure volte a tutelare la maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Infine, ma non ultima, quella del discusso art.18, che tante polemiche ha fin qui sollevato, e per il quale auspichiamo che il decreto delegato individui parametri risarcitori certi ed equi in caso di licenziamento”.
“Tuttavia -sottolinea Bastianello- questi tempi di crisi profonda, mettono ancor più in evidenza le pecche di una legislazione e di un apparato preposto alla sua applicazione obsoleti, da tempo immemore oggetto di annunci di riforme che in realtà non hanno mai veramente risolto i problemi. È quindi comprensibile una certa diffidenza, alimentata anche dal solito ritornello che impone l’avvio di cambi epocali a costo zero”.
“Come si può pensare ad una seria revisione delle politiche attive per il lavoro senza investire un euro?”, rincara il presidente dei Consulenti del lavoro: “Basti pensare alla riforma dei sistemi per il collocamento, che rappresenta il vero tallone d’Achille del mercato del lavoro. Più volte si è cercato di incaricare i centri per l’impiego di attuare politiche attive per il lavoro senza alcun successo. Perché dovrebbe funzionare ora, dopo anni di riduzione dell’organico e senza una riconversione del personale? Uno dei veri nodi del mercato del lavoro è rappresentato proprio dall’assenza di servizi efficienti che promuovano l’incontro tra domanda e offerta e che accompagnino concretamente i lavoratori nei processi di riconversione necessari ad assecondare una reale e concreta trasformazione del nostro sistema economico”.
“Altra nota dolente, conclude Bastianello, riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali, che dovrebbe coniugarsi in modo stretto con quella del mercato del lavoro. Si consideri che da anni stiamo gestendo ammortizzatori sociali in deroga, in un clima di incertezza che, quest’anno, ha raggiunto il suo culmine generando una confusione e una conseguente difficoltà di programmazione che non aiuta certo un sistema produttivo già stremato”.














