Cosa sta succedendo alla salute di Donald Trump?

Un articolo pubblicato oggi dal The Guardian accende i riflettori sullo stato di salute e sulla condizione pubblica di Donald Trump, descrivendo un presidente che negli ultimi mesi appare visibilmente più stanco e meno attivo. L’analisi parte da una serie di dettagli ricorrenti: l’abbronzatura artificiale più spenta e irregolare, le frequenti immagini che lo ritraggono assopito davanti alle telecamere, persino durante riunioni di gabinetto o incontri con la stampa nello Studio Ovale.
Anche l’agenda presidenziale risulta alleggerita. Trump trascorre molto tempo nei suoi golf club, viaggia meno rispetto allo stesso periodo del suo primo mandato e ha quasi abbandonato i grandi comizi negli stadi che avevano caratterizzato il suo stile politico. Spesso resta seduto mentre gli altri sono in piedi e ha ridotto l’orario delle attività ufficiali, iniziando raramente prima di mezzogiorno. Secondo un’analisi del New York Times, le sue apparizioni pubbliche sono diminuite di circa il 40% rispetto al primo anno della precedente presidenza.
Non mancano episodi che alimentano interrogativi: periodi di assenza dalla scena pubblica durati giorni, comunicazioni poco chiare e talvolta contraddittorie da parte della Casa Bianca sulla sua salute, lividi ricorrenti alla mano destra coperti da cerotti o trucco – spiegati ufficialmente, in modo poco convincente, con un eccesso di strette di mano – e immagini in cui le caviglie appaiono gonfie.
Trump, oggi 79enne, è il presidente più anziano mai eletto. La questione dell’età assume un valore simbolico, considerando che proprio lui aveva costruito una parte centrale della sua campagna contro Joe Biden insistendo sull’inadeguatezza fisica e mentale del rivale. Nel 2024 aveva trasformato l’età di Biden in un’arma politica, presentandola come emblema del declino democratico e dell’inerzia delle élite di Washington. All’inizio del suo secondo mandato, nel 2025, aveva persino sostituito il ritratto ufficiale di Biden con l’immagine di un’autopenna, alludendo a una presidenza gestita “in automatico”.
Ora, osserva il Guardian, i dubbi iniziano a riguardare Trump stesso. Il presidente ha rivelato di essersi sottoposto a una risonanza magnetica lo scorso ottobre, senza però fornire dettagli chiari sugli esami effettuati. Ha parlato genericamente di risultati “eccellenti”, mentre il suo medico ha definito l’esame “preventivo”, spiegazione che alcuni esperti contestano, sostenendo che quel tipo di risonanza viene solitamente usato per monitorare patologie già esistenti. Trump ha anche dichiarato di aver superato “brillantemente” un test cognitivo, senza ulteriori precisazioni.
L’articolo sottolinea come non vi siano elementi certi per diagnosticare problemi specifici e come sarebbe irresponsabile farlo. Tuttavia, le speculazioni sulla sua salute riflettono una realtà politica: Trump è anziano e mortale, e il suo ruolo centrale – come presidente, leader repubblicano e perno della politica americana – non è destinato a durare indefinitamente.
Secondo il Guardian, l’attenzione sul suo stato fisico è amplificata anche dal crollo del consenso. I sondaggi più recenti lo mostrano in difficoltà nella maggior parte degli stati e tra quasi tutte le fasce demografiche. L’effetto dirompente dei primi mesi del secondo mandato, segnati da interventi aggressivi sulla burocrazia federale e sulle istituzioni culturali, ha lasciato spazio a una fase più debole, in cui cresce la resistenza politica e diminuisce la percezione del suo potere.
In questo contesto, la presunta fragilità fisica diventa anche un segnale politico. Le ambizioni di un terzo mandato, incostituzionale, sembrano essersi raffreddate, mentre all’interno del Partito Repubblicano cala la disponibilità a sostenerlo in mosse estreme. L’idea che Trump sia ormai un presidente “anatra zoppa” prende piede.
La democrazia statunitense, conclude l’analisi, resta fragile indipendentemente dalla presenza o meno di Trump al potere. Ma la sua mortalità sempre più evidente sta cambiando i calcoli di alleati e avversari. Forse anche i suoi: negli ultimi mesi il presidente appare più riflessivo e parla più spesso della morte. «Credo di non essere destinato al paradiso», ha detto in ottobre. «Non sono sicuro di poterci arrivare».













