Certo che l’ora legale è proprio una colossale rottura di palle!

Umberto Baldo
Siete pronti per il grande rito europeo del nulla?
Siete pronti a fare il giro della casa per cambiare l’ora agli orologi?
Dai, non fate finta di niente. È quel momento dell’anno in cui milioni di europei, come bravi criceti sincronizzati, si mettono a spostare le lancette avanti o indietro, fingendo di capire il perché.
Stanotte si cambia l’ora, e lo scoprirete dal forno della cucina, che è sempre l’unico a non capirci niente.
Certo oggi quasi tutti gli orologi si aggiornano da soli: smartphone, computer, automobili… persino certi frigoriferi intelligenti.
Ma c’è sempre una pendola in salotto o un orologio del forno che vive nel suo fuso orario personale.
Così, il rito sopravvive: un gesto antico, quasi archeologico.
E inutile come pochi.
Perché diciamocelo: il cambio dell’ora è una COLOSSALE ROTTURA DI PALLE.
Un’abitudine nata nel 1916, in piena Prima guerra mondiale, per “risparmiare energia”.
Cioè, mentre si sparavano cannonate, qualcuno pensò: “Spingiamo avanti l’orologio, così almeno spegniamo prima la luce”.
E da allora non ci siamo più liberati della trovata; è come il presepe o la sagra del baccalà, nessuno sa perché si fa, ma si fa.
Negli anni l’Europa ci ha messo del suo: dopo decenni di tira e molla, nel 1996 ha deciso che tutti dovevamo cambiare insieme, come in una gigantesca danza sincronizzata del tempo.
Poi sono arrivati i climatizzatori, i pannelli solari, l’eolico, le lampadine LED — e il “risparmio energetico” dell’ora legale è diventato più simbolico di una moneta da 1 lira.
Qualcuno dice che serve ai turisti, per farli godere di un’ora di sole in più.
Io dico: ma chi se ne importa? Vadano a dormire un po’ prima, come abbiamo fatto tutti per millenni.
Non serve una legge europea per decidere quando uno debba alzarsi od andare a letto.
E poi ci sono le “controindicazioni”, come nei foglietti dei medicinali: sonnolenza, irritabilità, mal di testa, aumento del rischio di infarto e — secondo certi studi — perfino di suicidi.
Un toccasana, insomma.
Nel 2019 la Commissione Europea, dopo anni di sbadigli, disse: “Basta, aboliamo sto cambio!”.
Ogni Paese potrà scegliere se tenere l’ora solare o quella legale tutto l’anno.
Decisione definitiva entro il 2021, dissero.
Siamo nel 2025 e… indovina un po’? Non hanno deciso niente.
Troppo complicato: servono consultazioni, relazioni, comitati, plenarie, approvazioni, il via libera di tutti gli. Stati membri.
Insomma, servono secoli.
Ma perché questa indecisione?
Perché l’Europa, si sa, è grande.
C’è chi vive sotto il sole di Malaga e chi nella notte perenne della Lapponia.
E trovare un’ora buona per tutti è come cercare un compromesso tra un vampiro ed un volontario dell’Avis.
Se poi ogni Paese facesse di testa sua, verrebbe fuori un’Europa a mosaico: tre, quattro fusi orari, un inferno per treni, aerei, banche e perfino per i convegni su Zoom.
“Buongiorno a tutti, cominciamo alle nove”.
“Sì, ma le vostre nove o le nostre?”
Così, dopo Covid, guerre, inflazione e tutto il resto, nessuno ha più avuto voglia di toccare l’argomento.
E noi, poveri mortali, restiamo qui: ogni sei mesi a girare orologi e a bestemmiare in silenzio.
Stanotte, dunque, fate il vostro pellegrinaggio domestico.
Un clic sul forno, due sulla radiosveglia, una giratina alla pendola del nonno.
E poi, felici e rassegnati, andate a dormire un’ora in meno. O in più?
Chi lo sa.
Del resto, in Europa non sappiamo più nemmeno che ora sia — figuriamoci che tempo.
Umberto Baldo













