7 Novembre 2025 - 16.33

Caos nei cieli americani: tagli ai voli e ritardi record per lo Shutdown

I passeggeri negli Stati Uniti cominciano a sentire pesantemente gli effetti della chiusura del governo federale, la più lunga mai registrata nella storia del Paese. Con l’ordine entrato in vigore di ridurre drasticamente il traffico aereo commerciale, i principali aeroporti statunitensi stanno subendo significative riduzioni degli orari e migliaia di viaggiatori sono costretti a modificare i propri piani.

La Federal Aviation Administration (FAA) ha dichiarato che la misura è necessaria per garantire la sicurezza del controllo del traffico aereo, dal momento che i controllori continuano a lavorare senza stipendio. “Stiamo notando segnali di stress nel sistema, quindi stiamo riducendo proattivamente il numero di voli per garantire che il popolo americano continui a volare in sicurezza”, ha spiegato l’amministratore della FAA, Bryan Bedford.

Secondo i dati del sito di monitoraggio FlightAware, nella sola mattina di venerdì sono stati cancellati oltre 800 voli diretti verso gli Stati Uniti, rappresentando circa l’80% delle cancellazioni globali. Dall’inizio dello shutdown, provocato dallo stallo tra repubblicani e democratici sui piani di spesa federale, i controllori di volo lavorano senza retribuzione, causando ritardi crescenti e caos negli aeroporti.

Un possibile accordo per riaprire il governo è sembrato crollare nuovamente venerdì, dopo che i democratici al Senato hanno respinto una proposta che avrebbe collegato una legge di finanziamento provvisorio a tre disegni di legge di bilancio per l’intero anno. Nel frattempo, il Segretario ai Trasporti Sean Duffy ha annunciato che 40 aeroporti ad alto traffico dovranno ridurre le operazioni del 4%, con un incremento fino al 10% la prossima settimana. “I democratici sono responsabili del caos di massa che ne deriva”, ha accusato Duffy, nonostante la chiusura sia il risultato della mancata intesa tra entrambi i partiti.

Secondo la società di analisi Cirium, i tagli potrebbero coinvolgere fino a 1.800 voli e oltre 268.000 posti. Il blocco federale, che ha già superato il record stabilito durante il primo mandato di Donald Trump nel 2018-2019, continua ad allungarsi senza una soluzione in vista.

Le compagnie United, Southwest e Delta hanno cominciato a cancellare voli da giovedì sera. Gli aeroporti coinvolti coprono più di due dozzine di stati, inclusi alcuni dei più trafficati del Paese: Atlanta, Charlotte, Denver, Dallas/Fort Worth, Orlando, Los Angeles, Miami e San Francisco. Anche gli scali di New York, Houston e Chicago ridurranno le frequenze. “Continueremo ad aggiornare il nostro programma per informare i clienti con diversi giorni di anticipo e ridurre i disagi”, ha dichiarato Scott Kirby, CEO di United Airlines. Delta Air Lines, invece, ha annunciato di voler rispettare la direttiva “operando la maggior parte dei voli come previsto”.

La crisi arriva a due settimane dal Ringraziamento, tradizionalmente il periodo di viaggio più intenso dell’anno, aumentando la pressione sui legislatori perché trovino un accordo per porre fine alla chiusura. Il caos politico nei cieli si somma a problemi strutturali preesistenti: carenza cronica di controllori, infrastrutture obsolete e vincoli nello spazio aereo.

“La FAA è una burocrazia lenta”, ha spiegato Michael Taylor, analista di JD Power. “Fa un ottimo lavoro nel prevenire incidenti, ma si affida ancora a tecnologie della Seconda guerra mondiale. La carenza di personale è un problema di lungo termine che non si risolverà con un accordo politico”. Taylor aggiunge che la crisi dei voli è diventata anche uno strumento politico: “I viaggi rappresentano un punto di pressione che i politici usano per indirizzare l’opinione pubblica”.

In una nota, American Airlines ha assicurato che “la maggior parte dei passeggeri non sarà interessata” e che i voli internazionali a lungo raggio rimarranno operativi. La compagnia consente modifiche o rimborsi e ha invitato i leader di Washington a “raggiungere una risoluzione immediata per porre fine alla chiusura”.

Secondo la FAA, la chiusura ha lasciato circa 3.000 controllori di volo in meno, mentre altri 11.000 continuano a lavorare senza retribuzione. “In 35 anni di carriera nel settore dell’aviazione, non abbiamo mai affrontato una situazione del genere”, ha concluso Bedford. “Siamo in un territorio inesplorato in termini di chiusure governative”.

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