Barbara Beltrame Giacomello: la voce chiara dell’industria vicentina

Umberto Baldo
Non capita spesso, di questi tempi, di leggere interviste che ti fanno annuire, riga dopo riga.
L’ho fatto con quella rilasciata da Barbara Beltrame Giacomello, nuova presidente di Confindustria Vicenza, ad una testata nazionale di peso.
E l’ho trovata lucida, concreta, persino coraggiosa.
Non è la prima volta che commento parole uscite da quel Palazzo.
Avevo già apprezzato la chiarezza di Laura Dalla Vecchia, e oggi ritrovo la stessa capacità di guardare in faccia la realtà anche nella sua erede.
Forse è un tratto distintivo delle donne che guidano l’industria vicentina: dire le cose come stanno, senza fronzoli e senza fare l’occhiolino al potere di turno.
Vale la pena ricordarlo: Vicenza è la prima provincia italiana per export pro capite.
Un sistema produttivo che è un mosaico prezioso – oro, concia, meccanica, siderurgia, alimentare – tenuto insieme da 1600 aziende confindustriali che danno lavoro a 92mila persone, su una popolazione di 840mila abitanti.
Un colosso discreto, che però sa farsi sentire quando serve.
Non stupisce quindi che la Presidente si preoccupi per la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Unione Europea, soprattutto in uno scenario dominato dall’incertezza trumpiana.
Ma ciò che colpisce è come lo fa: niente piagnistei, niente richieste di “ristori”, niente invocazioni al solito “Babbo Stato”.
Già, perché Barbara Beltrame Giacomello i ristori li boccia in pieno.
Li definisce, senza mezzi termini, “ridicoli”.
Non solo perché servono a poco, ma perché alterano il mercato, creando squilibri tra chi li riceve e chi no.
E perché – finalmente qualcuno lo dice – hanno un costo per le casse pubbliche che qualcuno, prima o poi, dovrà pur pagare.
Indovinate chi? Sempre loro, i contribuenti, già strizzati da fisco, fiscal drag e inflazione.
Da liberale, non posso che apprezzare.
In un Paese dove il riflesso condizionato è quello di chiedere aiuto allo Stato appena piove, sentire un’imprenditrice dire che no, non è quella la strada, è ossigeno puro.
Ma attenzione: la Presidente non propone l’immobilismo.
Anzi. La sua bussola si chiama Piano Draghi.
Quello redatto su richiesta della Von der Leyen, che individuava sei sfide fondamentali per l’Europa: innovazione, energia, clima, indipendenza strategica, sicurezza e demografia.
Un piano ambizioso, ma concreto.
Finito – come spesso accade – in un cassetto, sepolto dai veti incrociati, dalle paure nazionali, dalle gelosie da cortile.
Eppure è lì, secondo la Presidente, che si deve guardare.
Servono piani industriali seri, di lungo respiro.
Non interventi estemporanei, non bonus a pioggia, non favoritismi, spesso a settori produttivi considerati vicini dal Governo, mascherati da emergenze.
Perché quella non è politica industriale: è clientelismo con il profumo del paternalismo.
Lo scrivevo già l’anno scorso in un articolo dedicato proprio a Laura Dalla Vecchia (https://www.tviweb.it/vicenza-non-ce-lha-piu-duro-la-drammatica-chiarezza-nellarticolo-della-presidente-di-confindustria-laura-dalla-vecchia/): finalmente una voce chiara, che non indulge in eufemismi e non cerca di piacere a tutti.
Oggi, con Barbara Beltrame Giacomello, quella tradizione sembra non solo continuare, ma rafforzarsi.
Ed è una buona notizia per Vicenza, per il Veneto, per chi crede ancora che impresa e responsabilità possano camminare insieme.
Barbara Beltrame Giacomello non chiede l’ombrello, chiede che si cambi il tempo.
E se ci fossero più imprenditori come lei a parlare chiaro, forse anche la politica imparerebbe a non vendere salvagenti sgonfi.
Umberto Baldo













