25 Luglio 2025 - 11.12

Balneari: la saga continua. Commissione Ue e Consiglio di Stato bocciano il Decreto Salvini

Umberto Baldo

Certo non è sempre agevole per un Governo cercare di venire incontro (per usare un eufemismo) alle esigenze di una particolare categoria.
Qualche volta va bene, tipo con i condoni fiscali per Autonomi e partite Iva, che ormai sono diventati come le caramelle per i bambini (l’una tira l’altra).
Ma altre volte il risultato voluto è difficile da ottenere, e l’esempio più eclatante degli ultimi anni ha un nome ben preciso: concessioni balneari.
Sono anni che tratto l’argomento (https://www.tviweb.it/le-lobby-del-mare-le-concessioni-balneari-ed-i-patetici-trucchi-del-governo/) (https://www.tviweb.it/balneari-pietra-tombale-sulla-concorrenza-per-altri-tre-anni/), e debbo dirvi che quasi quasi mi viene la nausea a parlarne di nuovo.
Non ripercorro tutta la vicenda, che ha del surreale, a parto da quello che doveva essere il “punto di caduta”; un Decreto del Ministero delle Infrastrutture con il quale dovevano essere stabiliti gli indennizzi per i Concessionari che avessero dovuto lasciare la concessione dopo aver perso una gara.
Se non erro, almeno io l’avevo capita così, ma da essere umano sono fallibile, il Governo ci aveva venduto il fatto che detto decreto fosse stato in qualche modo “concordato” con l’Unione Europea.
Nulla di più falso: infatti la Commissione Ue ha rispedito indietro a Salvini il decreto sugli indennizzi ai balneari, con una glaciale lettera inviata lo scorso 7 luglio, con la quale ricorda per l’ennesima volta che «il diritto dell’Unione non consente di riconoscere alcuna compensazione agli operatori uscenti, tanto meno a carico dei nuovi operatori».
Non mi sembra un concetto tanto difficile da capire: “Sulla base delle norme europee NON è ammessa nessuna buonuscita per gli attuali concessionari”.
Ma si sa che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire; e a maggior ragione se l’obiettivo è quello di rispettare una promessa elettorale fatta ad una categoria considerata vicina politicamente.
Ma come se non bastasse il reiterato No dell’Europa, un’altra doccia fredda è arrivata anche dal Consiglio di Stato.
Era stato lo stesso Ministero delle Infrastrutture a chiedere a Palazzo Spada un parere sulla bozza del decreto.
Parere che è arrivato martedì sotto forma di una relazione dai toni durissimi, che demolisce tutte le basi del provvedimento.
Il giudizio del Consiglio di Stato (CdS) se possibile, è ancora più aspro di quella della Commissione: in 29 pagine, Palazzo Spada smonta il testo punto per punto, ritenendolo incoerente.
Talmente incoerente e talmente incompatibile con la Bolkestein che “non potrebbe che sortire un “esito disapplicativo già in via amministrativa”.
Tradotto per chi mastica poco di diritto: il decreto di Salvini, se approvato, sarebbe bocciato dal primo Tribunale che dovesse trovarsi a esaminare un ricorso.
Proprio come sta avvenendo con la proroga delle concessioni al 2027, altra norma illegittima approvata dal Governo Meloni.
Non sto qui a declinarvi le altre motivazioni di illegittimità addotte dal Consiglio di Stato; se interessati le potete trovare in Rete.
Ma ce n’è una in particolare, rilevata dal CdS che balza agli occhi, e che farebbe fare un salto sulla sedia anche ad una matricola di Giurisprudenza; “l’incompatibilita con il diritto italiano”, che stabilisce chiaramente «non è dato rinvenire una disposizione che imponga il riconoscimento automatico e generalizzato di un indennizzo a favore del concessionario uscente, alla scadenza del rapporto concessorio».
Al contrario, l’articolo 49 del codice della navigazione prevede che “quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili costruite sulla zona demaniale restano acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso”», oppure vanno demolite.
Detta in parole comprensibili ai più, l’indennizzo diventerebbe «un indebito arricchimento, proiettabile come vantaggio competitivo” per gli attuali gestori.
Sembra di capire da notizie filtrate fra le righe che sia la Commissione che il CdS non siano pregiudizialmente contrari ad un indennizzo, purché sia una “eventuale ed autonoma negoziazione” fra concessionario uscente ed entrante.
In altre parole se il nuovo concessionario è interessato ad acquisire valori materiali ed immateriali (esempio marchio ed attrezzature) può decidere di pagarli; ma questo non può diventare un obbligo stabilito per legge.
A questo punto mi sembra ci sarebbe poco da aggiungere tanto le cose sono chiare.
Senonché la politica ragiona con altri parametri rispetto a quelli della logica, della razionalità, e della gente comune.
Sembra infatti che il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, invocando la coerenza del suo Decreto con il programma del centrodestra, sembra intenzionato a tenere duro, a non arretrare.
Mi chiedo solo se il resto della maggioranza, per quanto vicino alla categoria dei balneari, sia disposto a seguire Il Capitano nella sua battaglia contro i “mulini a vento”.
Se fosse così auguri!
Non dimenticando però che tenere duro potrebbe tramutarsi in pesanti multe della Ue a carico de “aaaaa Naaazzzziiiooone”.
Il che vuol dire a carico della tasche di noi contribuenti.
Umberto Baldo

PS: trovo stucchevole che la sinistra incalzi il Governo Meloni accusandolo di lasciare il mondo balneare allo sbando. Perché viene da chiedersi: perché nei lunghi anni che ha governato, la gauche non ha mai applicato la Bolkestein, facendo finta che il problema non esistesse? Vale sempre il: Chi è senza peccato…….”

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