13 Giugno 2025 - 11.54

Altopiano – “Su, in malga” 2025 cambia passo: da mostra a esperienza immersiva tra pascoli, sapori e tradizioni

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L’edizione 2025 di “Su, in malga” – l’atteso evento estivo promosso dal Comune di Gallio – si presenta con una veste completamente rinnovata: non più solo esposizione, ma un vero e proprio viaggio esperienziale alla scoperta del mondo delle malghe e della vita d’alta quota.

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Dopo due edizioni di successo, quest’anno il format si evolve con l’obiettivo di raccontare e far vivere in prima persona la quotidianità di chi, a oltre 1000 metri di altitudine, continua a custodire saperi antichi e produzioni genuine.

«Abbiamo deciso di andare davvero su, in malga – spiega l’Assessore al Turismo – per far conoscere la vita e il lavoro di chi ogni giorno mantiene vivi questi luoghi straordinari. Il programma 2025 è ricchissimo: laboratori, incontri, attività per famiglie e 12 giornate speciali in altrettante malghe dell’Altopiano».

Si parte domenica 29 giugno, nel cuore del paese (tra Piazza Italia e Piazza Giardini), con l’evento di apertura “Aspettando… Su, in Malga”: una giornata pensata per le famiglie con laboratori, milk bar, mostra fotografica di Gigi Abriani e un divertente percorso a tappe.

Ma è il calendario di 12 appuntamenti su prenotazione, distribuiti per tutta l’estate, a rappresentare il cuore pulsante del progetto: 12 malghe apriranno le porte per accogliere i visitatori tra stalle, alpeggi e degustazioni a “metri zero”.

Gran finale sabato 20 settembre con “Scargar Malga”: l’antica transumanza di Malga Busafonda, la discesa degli animali in paese, il mercato dei formaggi, la presentazione del miele 2025 e il Premio per il miglior miele dell’Altopiano.

Questa nuova impostazione, sottolinea l’Amministrazione Comunale, è una scelta politica chiara: valorizzare la montagna non solo come meta turistica, ma come territorio vivo e produttivo.
«Le malghe non sono fondali da selfie, ma presìdi culturali ed economici – conclude l’assessore –. Con questo evento vogliamo sostenere chi resta e lavora per mantenere viva la nostra identità montana».

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