10 Ottobre 2017 - 9.40

ECONOMIA – Il mini-dollaro che piace a Trump

Fino a pochi mesi fa, i maggiori esperti di finanza prevedevano entro la fine dell’anno una parità dollaro euro, difficile invece ad oggi che ci sia, con un euro in netto rafforzamento contro il dollaro quotato nei giorni scorsi a circa 1,20, ai massimi dal 2015.
Senz’altro la debolezza del biglietto verde è la conseguenza del caos politico che regna a Washington, dove l’unico desiderio dei repubblicani è quello di rendere la vita complicata al presidente Donald Trump. Il tutto quindi potrebbe essere solo un gioco politico. Un euro forte di sicuro non favorisce le esportazioni delle aziende
Europee. Il mini dollaro invece piace a Trump poiché finché non verrà fatta la riforma fiscale, con molta probabilità è l’unico modo per cercare di accelerare il passo dell’economia.
Se queste ipotesi fossero vere, ovviamente dagli Stati Uniti non sarà fatto nessun intervento per frenare la corsa dell’Euro. Considerando poi che il modello tedesco, imposto praticamente in tutta l’area euro, si basa principalmente sulle esportazioni, la corsa della moneta unica rischia di avere effetti devastanti.
Ancora una volta, l’unica persona che potrebbe mettere un freno, è Mario Draghi. Basterebbe dire che il Qe oltre ad essere incrementato andrebbe prorogato anche dopo il 31 dicembre. Oltre a questo non sarebbe sbagliato dar segnali di chi può essere il successore del governatore attuale. Sicuramente non sarebbe cosa buona se fosse il presidente della Bundesbank, mentre potrebbe essere cosa gradita se identificato per esempio nell’irlandese Philip Lane. Queste due cose potrebbero portare un ribasso sensibile del super euro.
Una notizia positiva potrebbe essere che teoricamente dovremmo pagare meno buona parte di quello che compriamo dall’estero, come il petrolio e quindi la benzina, anche se come detto prima il dazio è quello di esportare di meno. La paura è che la forza della moneta unica geli la pur timida ripresa. Perché se è vero che l’import sarà meno caro altrettanto vero che inevitabilmente l’export diminuirà.
Con molta probabilità la moneta unica continuerà a segnare record almeno fino al 7 settembre, quando si terrà la prossima riunione del consiglio direttivo della BCE con tanti temi caldi da discutere.
Pura teoria comunque, stando alla realtà non è nemmeno certo che a settembre ci possa essere un rinvio del tapering, quindi inevitabilmente l’euro è destinato almeno nel breve a perdere la corsa al ribasso nei confronti del dollaro, con buona pace di quelle aziende che fanno dell’export il loro business principale.

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