VICENZA – Odissea autobus per gli studenti di provincia (il racconto di una studentessa)

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Il racconto di Anna Sarli (studentessa di Camisano, liceo Quadri)
“Sono solo le 8 di mattina come fate ad essere già stanchi? Non è possibile!”… è la domanda tipica della maggior parte dei professori della prima ora che non sanno dell’impresa quotidiana che devono affrontare quasi tutti i ragazzi che abitano nella provincia di Vicenza per arrivare a scuola e ancor di più, per tornare a casa con i mezzi pubblici. Contro di loro sembrano complottare autobus mai in orario, autisti poco disponibili, maltempo e traffico.
“Questa è Sparta”
La giornata tipo di uno studente pendolare inizia con la consapevolezza che, arrivato alla fermata, gli scenari saranno due: l’autobus è passato in anticipo oppure arriverà in ritardo perché piove. La puntualità è un vero e proprio miracolo, quindi meglio non sperarci troppo. Queste due ipotesi valgono anche per il ritorno, con l’aggiunta di una lotta all’ultimo sangue: non per conquistare un posto a sedere ma per riuscire ad entrare. Infatti più che “Long vehicle” sul retro degli autobus di linea dovrebbe esserci scritto: “Trasporto animali vivi”, visto che per riuscire ad arrivare a casa gli studenti sono stipati come sardine e seduti sugli scalini delle porte anche se vietato dalle norme di sicurezza. Insomma per le linee più sfortunate riassuntiva è la frase urlata da un ragazzo quando ha visto arrivare il solito autobus pieno: “Beh ragazzi pure oggi abbiamo i posti riservarti sul tetto!”. Qualche esempio? Quasi tutti: la Vicenza-Camisano, la Vicenza-Arzignano, la Vicenza-Noventa e via dicendo.
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Episodi di una vita da autobus
La vita da autobus però non è semplice, anzi è piena di insidie. Sia per il conducente che per i passeggeri. Per il primo è diventata d’obbligo anche la manutenzione del mezzo: un’autista della linea Vicenza-Piazzola, stanco che la porta non si aprisse, ha accostato, si è alzato dal posto del guidatore e ha colpito in modo violento la porta. Il metodo forse era discutibile ma alla fermata successiva la porta era perfetta. Per i ragazzi, invece, è necessario essere sempre reattivi e pronti ad aggrapparsi ad ogni tipo di appiglio, pur di evitare l’umiliazione di cadere davanti a tutti. E’ successo a me (linea Camisano-Vicenza). Siamo all’altezza del cavalcavia in zona Ca’ Balbi. Frenata improvvisa mentre sono in piedi e parlo ad un’amica. Mi ritrovo distesa come una salma sul corridoio fra risate fantozziane. Ma tanto… è successo a tutti. Quindi oggi a me e domani a te. Fortunatamente a riscattare questa detestata professione ci sono alcuni conducenti che metto allegria e si fanno adorare. Come l’autista- dj nel tempo libero- della tratta Vicenza-Camisano che, per festeggiare l’ultima vittoria della Juve, ha messo a tutto volume l’inno della squadra. Dopo un primo momento d’ira per il brusco risveglio dallo stato vegetativo che accomuna tutti gli studenti alla fine delle lezioni, questo è riuscito a far trascorrere il tempo più velocemente comprandosi la simpatia di tutti, tranne che degli interisti e dei milanisti.
Un universo parallelo
Ammesso quindi che si riesca a salire, il viaggio in un pullman di linea è un esperienza che non può mancare nel curriculum di ogni studente di provincia: affrontato questo è pronto per sopravvivere a tutto. Infatti dentro quel mezzo esiste un piccolo mondo parallelo a molti sconosciuto. A partire dal microclima interno. Polare–artico d’inverno perché il riscaldamento non funziona e Sub sahariano d’estate con l’aggiunta di quel retrogusto amaro tipico degli adolescenti, soprattutto maschi, che ti spinge a portare in cartella un deodorante spray con la pretesa di migliorare la situazione… il risultato però di solito è fallimentare. Per gli autobus più moderni si possono anche aprire i finestrini ma non si è sempre così fortunati. Infatti per le linee con meno utenti (a detta dell’ufficio amministrativo) vengono riservati speciali mezzi storici o “catapecchie dell’anteguerra” come li descrivono amorevolmente gli studenti costretti a salirci ogni giorno. Il disagio non sussisterebbe se il problema fossero solo i finestrini che rimangono bloccati, aperti o chiusi, qualunque siano le avversità del meteo. Invece a ciò si aggiungono fastidiosi e inquietanti “bip” la cui causa è un mistero: porte che non si aprono, il rischio di rimanere a piedi se si perde una corsa perché non ne sono previste altre per le 2 ore successive, la capienza massima di portata inadeguata anche solo per il numero di abbonati. La conseguenza è che la sicurezza degli studenti, soprattutto perché ciò accade frequentemente nelle tratte che portano alle scuole, è messa in secondo piano. Per non parlare di autisti che non si ricordano il percorso e chiedono informazioni (è accaduto anche questo), che la mattina accendono la radio e cantano come se fossero ad un talent show o peggio usano il cellulare mentre guidano.
Anche in questo mondo che viaggia su quattro ruote ci sono delle regole molto rigide da seguire. Prima fra tutte è, qualunque cosa accada, l’uso riservato dei posti in fondo da parte degli studenti di quinta. A seguire l’obbligo per i “primini” di salire e sedersi davanti. Le linee più intraprendenti sono anche dotate del coro da stadio per scopi di svago, nei migliori casi, o di insulto verso autisti che sbagliano strada, saltano fermate o ripartono con le porte ancora aperte con il rischio che qualcuno non arrivi salvo a destinazione.
E quindi sì, cari professori, alle 8 di mattina è possibile essere già stanchi, incazzati con il mondo o bisognosi di andare in bagno tutto a causa degli autobus di linea.













