19 Dicembre 2025 - 16.05

Bufera sulla riforma dei condomini, gli amministratori: “Più costi e maggiore complessità per noi e per i cittadini”

La proposta di Legge n. 2692, che mira a riformare la normativa sulla gestione dei condomini, nasce con l’obiettivo dichiarato di introdurre una disciplina più puntuale della figura dell’amministratore condominiale e di superare le persistenti incertezze interpretative delle norme attualmente in vigore. Un obiettivo che, tuttavia, secondo i promotori del comunicato, rischia di non essere raggiunto dalle misure previste dal testo.

Al contrario, gli strumenti ipotizzati dalla proposta di legge, se confermati, potrebbero determinare un aumento significativo dei costi a carico dei condomini e, più in generale, dei cittadini. Tra gli elementi più critici viene evidenziata l’introduzione della figura del “revisore condominiale certificato, terzo e indipendente”, chiamato a verificare la contabilità e ad attestare la correttezza del rendiconto. Quest’ultimo, una volta approvato dall’assemblea, dovrebbe inoltre essere depositato presso la Camera di Commercio competente.

Una misura pensata per ridurre il contenzioso in ambito condominiale, ma che secondo l’analisi rischierebbe di produrre l’effetto opposto, creando nuovi presupposti di conflittualità, oltre a introdurre ulteriori obblighi e adempimenti. Il tutto con ricadute economiche su una platea molto ampia: circa il 75% delle famiglie italiane vive infatti in contesti condominiali, come indicano recenti studi.

Nel dettaglio, viene contestata anche la previsione dell’obbligo di laurea in discipline economiche, giuridiche, tecniche o scientifiche quale requisito necessario per esercitare la professione di amministratore di condominio. Una scelta che, secondo il comunicato, appare distante dalla realtà professionale attuale. Oggi l’amministratore è chiamato a svolgere un ruolo fortemente trasversale: deve possedere competenze economico-contabili, saper affrontare problematiche tecniche avvalendosi di specialisti, dimostrare elevate capacità comunicative e relazionali, mantenendo sempre al centro l’interesse del condominio e dei singoli condomini.

Piuttosto che introdurre nuovi requisiti formali e nuove figure obbligatorie, sarebbe quindi preferibile investire sulla formazione continua degli amministratori e sulla progettazione di strumenti e sistemi di supporto a livello nazionale. Soluzioni che consentirebbero di affrontare in modo più efficace proprio quelle difficoltà interpretative che il disegno di legge dichiara di voler risolvere.

Secondo Luca Poncato, avvocato e direttore scientifico di Gesticond Vicenza, l’introduzione di un requisito professionale come quello previsto e di una figura terza e indipendente all’interno del condominio finirebbe per rendere la gestione degli edifici ancora più complessa di quanto già non sia. Una strada che, conclude, non garantirebbe un reale miglioramento della professionalità degli amministratori condominiali, ma rischierebbe di appesantire ulteriormente un sistema già articolato.

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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