16 Dicembre 2025 - 10.02

Due errori al test di Medicina: lo Stato bocciato prima degli studenti

Umberto Baldo

Fra le tante polemiche che stanno accompagnando la fase dei test di accesso a Medicina ci mancavano anche gli errori nelle domande proposte ai candidati.

Due errori, due; in una prova nazionale di accesso a Medicina (sic!).

Fermiamoci un attimo, perché già così basterebbe. 

Ma no, andiamo avanti.

Dopo una prima prova contestata, criticata, vivisezionata come un cadavere in sala settoria, dopo settimane di polemiche, comunicati, rassicurazioni ministeriali, promesse solenni di “massima attenzione”, alla prova successiva spuntano altri due errori. 

Non sospetti, non interpretazioni forzate, non cavilli da azzeccagarbugli: errori veri, riconosciuti dal Ministro Bernini.

Cioè dal vertice politico del sistema.

A questo punto la domanda non è più “chi ha sbagliato?”, ma “chi ha lavorato davvero”?
E soprattutto: qual è il livello di serietà con cui lo Stato italiano gestiscequella che si è trasformata in una delle selezioni più delicate del Paese?

Perché qui non stiamo parlando di un quiz televisivo, di un concorso a premi, o di una verifica di fine corso. 

Stiamo parlando di una prova che decide chi potrà diventare medico e chi no. 

Chi curerà e chi resterà fuori. 

Chi investirà anni di vita, e chi dovrà ricominciare da capo.
E lo Stato cosa fa? 

Sbaglia le domande.

La scena è surreale. 

Migliaia di studenti chiusi in aula, cronometro alla mano, silenzio assoluto, tensione a livelli da sala operatoria. 

A loro si chiede precisione chirurgica, nessuna distrazione, nessun errore. Basta una risposta sbagliata e sei fuori.
Dall’altra parte, chi prepara le domande sembra invece operare con lo spirito del “più o meno”, del “dai, va bene così”, del “tanto poi sistemiamo”.

È una asimmetria morale intollerabile.
Lo studente sbaglia? Pagherà caro.
Lo Stato sbaglia? Si corregge, si aggiusta, si ricalcola, si invita alla comprensione.

Ma comprensione di che cosa?
Della sciatteria istituzionalizzata?

Il punto non è l’errore in sé. 

Gli errori capitano. Il punto è l’errore dopo l’errore, il secondo schiaffo dopo che il primo aveva già lasciato il segno. 

Qui non siamo davanti alla fatalità, ma ad un metodo. 

Anzi, ad una mancanza di metodo.

Com’è possibile che, dopo le polemiche della prima prova, nessuno abbia imposto un controllo maniacale dei test?
Com’è possibile che le domande non siano state rilette ossessivamente, analizzate da commissioni diverse, smontate e rimontate parola per parola?
Davvero non c’era nessuno incaricato di fare la cosa più semplice e più ovvia: verificare che le domande fossero corrette?

La risposta più inquietante è anche la più plausibile: non gliene importava abbastanza.

E così il test di Medicina si trasforma in una metafora perfetta del Paese: si parla di merito, ma si pratica l’approssimazione. 

Si invoca l’eccellenza, ma si tollera la mediocrità. Si pretende rigore dai cittadini, ma lo Stato per primo non lo esercita.

Il tutto condito da un’ironia involontaria degna del teatro dell’assurdo: una selezione per futuri medici gestita senza il minimo rispetto per il principio base della medicina stessa – prima di tutto, non nuocere.

E invece qui si nuoce eccome: si nuoce alla fiducia, alla credibilità, alla percezione di giustizia.

Poi ci stupiamo se i ragazzi parlano di lotteria.   Poi ci indigniamo se scelgono l’estero.
Poi ci chiediamo perché la parola “meritocrazia” venga ormai pronunciata con il ghigno, non con la speranza.

La verità è che due domande sbagliate valgono più di mille discorsi ministeriali. 

Perché dicono una cosa semplice, brutale, inconfutabile: che nemmeno dopo essere stati messi alla berlina, nemmeno dopo le proteste, nemmeno dopo l’attenzione mediatica, si è stati capaci di fare bene il minimo indispensabile.

Non è solo una figuraccia, è una certificazione.

La certificazione che, quando si tratta di cose serie, lo Stato italiano riesce ancora a comportarsi con l’elenco deitest come una Repubblica delle banane.
E che a pagare il prezzo, come sempre, sono quelli che avrebbero solo chiesto una cosa semplice: una prova giusta. Non perfetta. 

Giusta.   E per quanto mi riguarda, sia chiaro, “giusta” non si declina assolutamente con un “6 politico”!

Potrebbe interessarti anche:

Due errori al test di Medicina: lo Stato bocciato prima degli studenti | TViWeb Due errori al test di Medicina: lo Stato bocciato prima degli studenti | TViWeb

Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

Luca Faietti Direttore Fondatore ed Editoriale - Arrigo Abalti Fondatore - Direttore Commerciale e Sviluppo - Paolo Usinabia Direttore Responsabile

Copyright © 2025 Tviweb. All Rights Reserved | Tviweb S.R.L. P.Iva E C.F. 03816530244 - Sede Legale: Brendola - Via Monte Grappa, 10

Concessionaria pubblicità Rasotto Sas

Credits - Privacy Policy