Elezioni – C’è poco da fare, il voto si decide sul web

Giuseppe Balsamo
Se pensate ancora che le elezioni regionali del 2025 si decidano davanti a un televisore o sfogliando un giornale, accomodatevi pure sul divano: vi state illudendo alla grande. La realtà è che oggi, nel 2025, il candidato che farà breccia non è quello con la foto più sorridente su una prima pagina cartacea o quello che passa tre minuti in diretta su un telegiornale locale. No, il candidato lo sceglie il web. Sì, quel luogo che da anni viene dipinto come “pericolo della democrazia”, covo di troll e fake news, ma che oggi è il vero campo di battaglia della politica.
Parliamoci chiaro: gran parte degli addetti dell’informazione – non i leoni da tastiera o i napalm51 dei social – lavorano o collaborano con testate web. Spesso è il porto sicuro per chi lascia la rotativa dopo decenni, ma anche chi ha passato la vita tra articoli e inchieste cartacee ormai naviga online con la stessa avidità di chi vorrebbe dissuadere. Eppure, se potessero attirare qualcuno su carta stampata o nei programmi televisivi di dibattito politico, lo farebbero con lo stesso entusiasmo con cui un gatto osserva un cetriolo: quei contenuti li guarda pochissima gente. O meglio, li guarda chi ha già deciso cosa votare e vuole solo confermare le proprie convinzioni, comodamente seduto con una birra in mano.
Negli ultimi quindici anni, il web è diventato uno strumento centrale per costruire consenso politico anche per leader moderati e non solo populisti: in Italia, per esempio, Giorgia Meloni ha sfruttato titoli virali e post social strategici per consolidare la sua visibilità, mentre Elly Schlein sta cercando disperatamente di recuperare terreno con una forte presenza sui social ma fatica ancora a raggiungere la stessa potenza comunicativa. A livello mondiale, figure come Volodymyr Zelensky (Ucraina) e Justin Trudeau (Canada) hanno usato il web per trasmettere messaggi diretti, mobilitare giovani e creare narrazioni emotive efficaci. E proprio a New York, il neoeletto sindaco Zohran Mamdani — 34enne socialista — ha vinto grazie a una campagna fortemente radicata sui social e nel grassroots, facendo leva su rabbia e populismo alla stregua di leader di destra come Donald Trump. E mentre questi leader cavalcano l’onda digitale, molti politici locali rimangono invece indietro, incapaci di trasformare follower o like in un vero sostegno elettorale, mostrando quanto la divisione tra l’arena digitale e quella reale resti un terreno di battaglia decisivo nella politica moderna.
Il vero teatro elettorale è la rete: non solo social, ma testate online, piattaforme video, forum, newsletter, gruppi di discussione. Qui si costruisce consenso, si smonta propaganda, si conquista chi non ha ancora scelto. Commenti, like, condivisioni: tutto questo è il nuovo terreno di gioco della politica. La carta stampata e la tv generalista? Ormai (e forse purtroppo) servono solo come cornice nostalgica a un mondo che ha già deciso di vivere altrove.
E mentre il web si muove veloce, ci sono politici rimasti probabilmente agli anni ’80, convinti che per conquistare voti basti apparire nei canali tradizionali. Pensano di essere visti o letti, ma sono semplicemente visti da colleghi e addetti ai lavori e ‘scorti’ da ottantenni che stanno mangiando la minestra, li guardano distrattamente. Magari ci spendono soldi, e credono che questo basti a garantire consenso. La società chiede altro, ma loro restano inchiodati alla nostalgia del televisore e della carta stampata.
Quindi, smettete di urlare “Il web è pericoloso!” mentre scorrete feed, video e articoli online come se fossero la Sacra Bibbia. Il futuro della politica non è nei titoloni o nelle inquadrature perfette, ma in uno swipe, in un click, in un commento condiviso centinaia di volte. La politica del 2025 si fa su uno schermo, con un dito e un cervello sveglio. Tutto il resto è decorazione vintage.
Se volete capire chi vincerà, non aprite il giornale. Non accendete la tv. Guardate il web, nelle sue forme più varie e concrete. Perché il vero voto si sceglie lì, tra articoli online, video virali e discussioni lampo, e non nei salottini dove le parole si perdono prima ancora di arrivare a chi decide davvero. Ma già lo sapete.













