5 Novembre 2025 - 9.40

Estremismi dei ProPal, quel silenzio assordante di Elly

Umberto Baldo

Vi sembra normale che un ex deputato di lungo corso (quattro legislature, sempre nell’area del Pd ) dopo aver subito una contestazione di stampo “squadristico” all’Università di Venezia, dove era stato invitato ad un convegno (vedi https://www.tviweb.it/il-fascismo-che-non-passa/), sia ritornato a Cà Foscari accompagnato solo dal Ministro dell’Università Anna Maria Bernini, e non anche dalla Segretaria del Pd?
Aprendo il suo intervento Emanuele Fiano, con gli occhi lucidi, ha dichiarato: “Il dissenso è il sale della democrazia, il silenzio la sua morte”,
E nelle interviste che ha rilasciato negli ultimi giorni ha ricordato come non avesse avuto alcuna intenzione di lasciare l’aula il 27 ottobre: “Anche mio padre, Nedo Fiano, deportato e sopravvissuto ad Auschwitz, fu cacciato dall’aula di scuola quando entrarono in vigore le leggi razziali in Italia. Dovevo rimanere in aula, glielo dovevo”.
Quel che stona, e vi assicuro che per me è solo un eufemismo, è proprio l’assenza in “laguna” del Capo del più grande Partito della sinistra italiana.
D’altronde l’imbarazzo con cui Elly Schlein deve aver vissuto questa vicenda lo si è visto: ha fatto una telefonata a Fiano (e ci mancherebbe che non l’avesse fatta!) ma non è andata in tv.
Il perché è evidente: in televisione non avrebbe potuto essere ambigua, giocando con le mezze parole, bensì avrebbe dovuto dire, senza se e senza ma, che quei “virgulti democratici” che a Ca’ Foscari hanno letteralmente zittito Fiano sono dei fascisti, perché quello è un comportamento da fascisti.
Ma dire questo avrebbe significato mettere le dita negli occhi alla galassia Pro Pal, e a quella sedicente “gioventù comunista” che da mesi confonde l’anti-sionismo con l’anti-semitismo.
Quindi una telefonata alla vittima basta e avanza; e soprattutto non irrita quei “veri democratici” che hanno intimato a Fiano: “tu non devi parlare!”.
Ma a ben guardare, Elly Schlein forse avrebbe fatto bene a riflettere prima di sottovalutare i fatti di Cà Foscari, disertando Venezia.
Già è presa di mira con l’accusa di aver troppo appiattito il suo partito sulle posizioni molto più radicali di Avs e soprattutto del M5S, accusa mossa indirettamente ma senza margini di equivoco anche dallo stesso “padre nobile” del centro sinistra, Romano Prodi.
Ma caspita, qui si entra nel campo dell’intolleranza e persino della violenza politica, oltre che dell’anti-semitismo; e l’aver superficialmente regalato questi temi alla destra non la trovo una scelta particolarmente lungimirante per la gauche.
Perché il rischio che episodi del genere possano ripetersi nell’immediato futuro è concreto; e poiché su quel tipo di Movimenti non è che il Partito Democratico eserciti qualsivoglia controllo o autorità morale, che senso ha inchiodare il centrosinistra, ed il Pd in particolare, a comportamenti violenti che a mio avviso persino la stessa maggioranza dell’opinione pubblica, magari anti-israeliana ma non certo fascista, giudica inaccettabili e pericolosi?
Umberto Baldo

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