Landini e la patrimoniale: il rito autunnale della sinistra in crisi

Puntuale come una cambiale scaduta, ogni anno — appena si sente odore di legge di bilancio — Maurizio Landini riemerge dal letargo ideologico e rilancia la sua eterna ossessione: la patrimoniale.
Per non spaventare troppo, la ribattezza “contributo di solidarietà dei ricchi”. Una carezza semantica che non inganna nessuno: è sempre la solita tassa punitiva per chi ha avuto l’imprudenza di lavorare, risparmiare e non buttare tutto alle slot.
E’ un’idea decrepita, che odora di falce, martello e muffa.
Un reperto del socialismo reale, riesumato aD ogni stagione per dare fiato a un sindacato in affanno, che sopravvive più di ricordi che di risultati.
La ricetta è sempre la stessa: far piangere i ricchi — o quelli che loro considerano tali — per far sorridere i poveri.
Peccato che alla fine piangano tutti, tranne chi evade.
Landini fissa la soglia della sua mannaia a due milioni di patrimonio, con un’aliquota dell’1,3%.
Colpirebbe circa mezzo milione di contribuenti: gli stessi che, pagando Irpef da rapina, tengono in piedi la baracca di questa nostra Repubblica di Cialtronia, dove lo Stato spende e spreca, e poi si indigna se qualcuno ha ancora qualcosa da farsi portare via.
Ovviamente nessuno osa dire se nel conto finirà anche la prima casa.
Perché sì, ci sono anziane vedove che vivono in appartamenti oggi valutati milioni, ma che campano con pensioni da 1.200 euro. Le consideriamo “ricche”? Le tassiamo anche loro, così almeno soffriamo tutti in egual misura?
E gli evasori? Ah, quelli no.
Quelli sono “compagni che sbagliano”, sempre pronti a tornare nel gregge dopo una carezza ideologica.
Naturalmente, Landini finge di ignorare che in tutta Europa le patrimoniali sono finite nel cestino: i capitali, a differenza dei comizi, non stanno fermi. Fuggono.
Ma a lui non interessa: l’importante è suonare la vecchia musica della “giustizia sociale”, che ormai è solo la colonna sonora della sconfitta permanente della sinistra.
Scommetto che Elly Schlein si accoderà anche stavolta, con l’entusiasmo di chi confonde l’equità con la vendetta.
E poi, quando perderanno ancora le elezioni, daranno la colpa agli elettori che “non hanno capito”.
La verità è che punire chi lavora, chi investe e chi crea ricchezza è l’ultimo vizio di una sinistra che non sa più leggere il presente.
Il capitale non è un nemico, è ossigeno. Ma se si continua a tassare l’aria, non resterà che il vuoto.
P.S. Per l’anno prossimo, propongo a Landini di fare un passo avanti nella sua evoluzione ideologica: niente più patrimoniale. Organizzi direttamente “l’assalto ai forni” di manzoniana memoria. Ma attenzione: stavolta il pane lo dovrà portare lui.













