Il mare sta cambiando: acidificazione record e catastrofe per coralli, molluschi e pesca

L’acidificazione degli oceani, meno nota rispetto al riscaldamento globale ma altrettanto pericolosa, è uno dei nove limiti planetari identificati dagli scienziati internazionali. Questo fenomeno accelera a causa dell’assorbimento di CO2 da parte dei mari, che neutralizzano parte del calore prodotto dalle attività umane ma subiscono modifiche chimiche sempre più rapide.
Secondo due rapporti recenti, pubblicati dall’Istituto europeo Copernicus e dal Potsdam Institute for Climate Impact Research, il limite planetario dell’acidificazione è già stato superato. Nell’Atlantico settentrionale, l’acidità è aumentata del 16,5%, mentre in oltre il 10% degli hotspot di biodiversità la progressione è più rapida della media globale. I coralli, fondamentali per la biodiversità e come barriera contro l’erosione, subiscono impatti drammatici: il 16% di quelli a rischio e il 30% di quelli in pericolo critico sono minacciati dall’acidificazione.
Un pH più basso rende l’acqua corrosiva per i gusci e gli scheletri di molluschi, crostacei e coralli, riducendo la quantità di ioni carbonato necessari alla loro crescita. Questo fenomeno può compromettere la catena alimentare marina e le risorse di sussistenza di oltre tre miliardi di persone. Anche la pesca di specie importanti, come il salmone del Pacifico, e il turismo costiero potrebbero risentirne.
Inoltre, l’acidificazione riduce la capacità degli oceani di assorbire ulteriori emissioni di CO2, creando un effetto di rimbalzo sul riscaldamento globale. Nonostante alcune soluzioni geoingegneristiche siano state proposte, l’unico modo efficace e sicuro per limitare il fenomeno rimane ridurre le emissioni di CO2 alla fonte.
Jean-Pierre Gattuso, direttore di ricerca presso il CNRS, sottolinea che “anche se le emissioni venissero ridotte rapidamente, un certo livello di acidificazione continuerà a essere inevitabile a causa della CO2 già emessa e dei tempi di risposta degli oceani”.













