Il silenzio di Milano orfana di Giorgio

di Marco Osti
C’è uno strano silenzio questa mattina a Milano.
Diffuso, quasi religioso, solo interrotto da parole sommesse, manzonianamente attonito.
In metropolitana, per le strade, nei bar per la colazione, tutto si svolge come al solito.
Le persone guardano il telefono, ordinano un caffè o un cappuccino, accelerano il passo per andare in ufficio, si incontrano e si danno appuntamento per il pranzo o l’aperitivo.
Ma si respira un’atmosfera ovattata. Gli spazi, il tempo, tutto pare sospeso tra un prima e un dopo.
Il prima era ieri, il dopo è oggi, quando al risveglio Milano si è scoperta orfana del suo re, di Giorgio Armani, del figlio adottato e diventato il prediletto.
Colui che nell’interpretare i cambiamenti della città nel corso degli anni, li ha per molti aspetti indirizzati e condizionati, diventando con il suo stile anche punto di riferimento di etica, dedizione, responsabilità e attenzione alle persone.
Una guida silenziosa e per questo potente, che da Milano si è diffusa per il mondo, diventando simbolo di una città e poi di un Paese, che con lui ha dimostrato che sa e può essere creativo e rigoroso, illuminato e affidabile, austero e innovativo.
Può essere una suggestione, ma pare che la Milano di stamattina provi a impersonare la visionaria sobrietà che lui ha portato nel mondo.
O forse, davvero, ognuno, in questo soleggiato venerdì 5 settembre, vestendosi, ha scelto con più attenzione il calzino, il pantalone, la maglia o la camicia, o l’accessorio da indossare per celebrare quel ragazzo, diventato uomo, stilista e infine icona.
Sempre lui però ha insegnato a intere generazioni, ovunque, che la vera sfida non è indossare l’eleganza, ma incarnarla per costruire bellezza, umanità e solidarietà.
Un vero inno di resistenza contro la sciatteria, la barbarie e la violenza che sempre più imperano nel mondo, che ora tocca a ognuno di noi scegliere di portare avanti.













