Immigrazione. Quando l’accoglienza diventa incubo

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO
Il dibattito sull’immigrazione negli ultimi anni ha diviso l’opinione pubblica: da una parte chi descrive gli arrivi via mare come una ricchezza irrinunciabile per una società dove i giovani sono sempre meno, dall’altra chi teme l’ennesimo peso per un welfare già in affanno.
Io non ho alcun dubbio che l’Europa, sempre più vecchia, abbia bisogno di immigrati.
Ma senza regole, senza filtri sulle competenze e sulle reali possibilità di integrazione, continueremo a riempire le città di giovani sradicati, senza prospettive, spesso destinati a vivere di espedienti, e a scivolare nella delinquenza.
Eppure, appena si osa pronunciare la parola “selezione”, ecco partire le prediche: anime belle, Vaticano, Ong ed intellettuali di professione si affrettano a ricordarci che “ero straniero e mi avete accolto”.
La linea è sempre quella: porte aperte a tutti.
Peccato che gli stessi non si chiedano mai se il migrante accolto sia disposto a rispettare chi lo ospita, o se piuttosto ritenga di avere solo diritti e nessun dovere.
In altre parole è facile predicare l’accoglienza col portafoglio e la casa degli altri.
Finché, però, la teoria non bussa alla porta di casa, ricordandoti che predicare “le porte aperte” è facile, viverlo in casa propria un po’ meno.
È quello che è accaduto alla spagnola Estíbaliz Kortazar Errecatxo, attivista basca di sinistra, candidata con “Elkerrein”, ramo basco di Podemos.
Una donna che ha sempre creduto nei valori del proprio schieramento, che faceva volontariato con un’Organizzazione che sostiene immigrati e rifugiati, e che ad un certo punto ha deciso di vivere in coerenza con essi: aprire la propria abitazione a Besauri, comprata con mille sacrifici, ad un senza tetto immigrato nordafricano, in nome dell’umanità e dell’accoglienza (in pratica gli ha affittato una stanza).
Peccato che la favola dell’inclusione per lei si sia trasformata presto in un incubo.
Dopo un po’ di tempo “Vivere con l’”ospite divenne insopportabile. Faceva cose molto strane”, dice Estíbaliz, che ricorda che durante i primi mesi portava le pentole con il cibo in camera. “Mi ha detto che erano le sue abitudini, ma ho finito le pentole per cucinare”, aggiunge.
Inoltre non puliva la sua stanza o le aree comuni, e mentre Estíbaliz dava lezioni online, alzava il volume della televisione o cantava per infastidirla.
“Accendeva la televisione a mezzanotte in modo da non farmi riuscire a dormire; ha anche rotto i mobili della casa e rubato “, ha specificato la donna.
Ma non finisce qui. La situazione è peggiorata nel tempo.
I costi delle forniture iniziarono a salire in modo significativo. “Sto pagando bollette della luce per più di 200 euro”, spiega la donna, che crede che l’intenzione del migrante sia quella di rovinarla.
Kortazar, 48 anni, ha raccontato che i tentativi di convincerlo ad andarsene sono stati ignorati. Dopo la scadenza del contratto di locazione, nel gennaio 2025, l’uomo si è rifiutato di andarsene ed è diventato un abusivo. Nel tentativo di convincerlo ad andarsene, un conoscente di Estíbaliz ha cercato di mediare. I due hanno litigato in arabo e l’inquilino ha finito per aggredirlo, mordendolo in faccia.
“Ha manipolato la serratura in modo che la porta rimanesse aperta in modo da poter entrare e uscire a suo piacimento”, spiega.
Di fronte a questa situazione la donna si è rivolto alla polizia, che le ha detto che l’unica soluzione era “sporgere denuncia ogni giorno”.
È diventato anche aggressivo. Mi chiamava “sporca puttana’“, dice Estíbaliz, che ad un certo punto è stata costretta a rivolgersi a diverse persone – dagli amici ai professionisti – per cercare di convincerlo a uscire di casa.
In poche parole Estíbaliz si è ritrovata prigioniera della propria stessa scelta.
E’ dovuta fuggire, abbandonando l’appartamento che aveva comprato con tanti sacrifici, e oggi vive dal fratello in cura psicologica.
Da convinta sostenitrice dell’accoglienza a simbolo del suo fallimento pratico: la stessa Estíbaliz oggi dichiara che non si riconosce più nella linea della sinistra sull’immigrazione, che non affitterà mai più una stanza né offrirà sostegno a migranti.
Una parabola che racconta molto più di tante discussioni teoriche.
ll caso ha provocato una forte reazione nelle reti e nei media locali, dove è diventato un simbolo di una legislazione che, secondo loro, non protegge i piccoli proprietari e lascia la strada aperta a situazioni di abuso.
“La legge è dalla loro parte. Il giorno in cui uscirò, non affitterò più a nessun altro. Questo mi è molto chiaro”, dice Estíbaliz, che si rammarica che la sua esperienza scoraggi gli altri dall’offrire aiuto alle persone vulnerabili.
Certo, casi simili possono verificarsi anche con inquilini spagnoli o italiani. Nessuno lo nega.
Ma qui la questione è un’altra: quando la retorica delle “risorse” incontra chi, invece di rispettare le leggi ed i costumi del Paese che lo ospita, se ne fa beffe, arrivando a chiamarti “sporca puttana”, a molestarti sessualmente e a guardare materiale pornografico di fronte a te, allora il castello ideologico cade a pezzi.
Ed è lì che le anime belle spariscono: silenziose, improvvisamente distratte, incapaci di ammettere che certi immigrati non sono martiri della società, ma semplicemente prepotenti che vivono come se tutto fosse loro dovuto.
E viene spontaneo chiedersi: se anche una militante progressista come Estíbaliz, dopo aver pagato sulla propria pelle, è arrivata a cambiare idea, cosa accadrebbe se altre icone della sinistra, persino a teorici dell’occupazione delle case come Ilaria Salis, dovessero vivere una convivenza forzata con un “inquilino” di questo tipo?
Forse il verbo dell’accoglienza incondizionata diventerebbe un po’ meno categorico.
E magari potrebbe contattare Estíbaliz Kortazar. In fondo fra donne “di sinistra” dovrebbero capirsi.
Umberto Baldo













