12 Ottobre 2022 - 12.11

Chi di voi ha vicini di casa orrendi? Il nemico della porta accanto…

di Alessandro Cammarano

Autunno: tempo di marroni arrostiti, di risotto con zucca e tastasale, di conto alla rovescia per il Vino Novello a venire, di maggior desiderio del tepore – quest’anno sicuramente meno confortevole visto il giro di vite sull’uso del riscaldamento – della propria casa.

Già, però lo stare a casa richiama immediatamente il lato oscuro della vita di condominio, ma anche quello delle villette a schiera che fanno tanto USA anni Ottanta e che sono state a lungo uno dei desideri proibiti dell’italiano medio: i vicini.

Nei palazzi si litiga da sempre, fin dai tempi delle “insulae” romane e lo si fa per i motivi più disparati, tutti comunque dovuti alle “peculiarità” dei condomini.

Tutti, ma proprio tutti, abbiamo la nostra brava impicciona di palazzo – tipo la mitica signora Kravitz di “Vita da strega”, per intenderci – che è con tutta evidenza afflitta da sindrome di personalità multipla. L’età del soggetto in esame è del tutto irrilevante: impiccioni si nasce e la tecnica si va affinando nel tempo.

Solitamente il tono con il quale la Gran Sacerdotessa dei Fatti Altrui si pone nei confronti della vittima di turno è mellifluo, insinuante, complice, rassicurante: la Sherlock Holmes della maldicenza abborda il o la malcapitata come una mantide religiosa ponendo domande degne di un inquisitore spagnolo del sedicesimo secolo. “Il bimbo sta bene? – sibila – No perché sono due notti che lo sento tossire molto … e poi piange. Non è che per caso la sorellina è gelosa e lo tormenta? Ne parlavo giusto con la signora de Sbrodeghis, quella del terzo piano, che per inciso ha il marito che beve, non che siano fatti miei intendiamoci, e che mi dice che i due ragazzi che sono andati ad abitare nell’appartamento accanto al suo non sono solo coinquilini … se mi capisce. Io comunque non ho nulla contro le coppie gay, sia chiaro, basta che non si travestano”.

A questo punto il malcapitato interlocutore suo malgrado cerca una via di fuga che trova non prima di aver saputo della cleptomania del Cavalier Busacchi del quarto piano e dell’alitosi della signorina Cacchiò, insegnante in pensione, che vive al mezzanino.

E che dire dei patiti dello sciacquone? Solitamente abitano sopra di noi e sono in grado di scaricare più acqua nel loro water in una notte di quanto le cascate del Niagara non possano fare durante un mese. Non si capisce come facciano e, soprattutto quanto e cosa mangino. Il sospetto e che si attengano ad una rigidissima dieta a base di prugne e senape, alternata saltuariamente con insalatone di senna e liquirizia; altrimenti il tutto non si spiegherebbe. Gli stessi patiti del cesso sono quelli che durante la riunione di condominio se ne escono con frasi del tipo “Mi sono arrivati duemila euro di consumo d’acqua e vorrei proprio sapere perché”: silenzio generale, sospiri e risatine.

Sempre legato all’idraulica chi si fa la doccia, cantando, alle cinque del mattino, cosa del tutto giustificabile se il personaggio fosse appena rientrato dal turno di notte in fonderia o debba prendere servizio alle sette e trenta. Macché, si tratta di uno che non esce di casa prima delle dieci e mezzo e sul cui lavoro nulla si conosce; forse bisognerebbe chiede alla pettegola di cui sopra.

Tremenda la sgrullatrice di tovaglie dal balcone, in grado di riempire il terrazzo dell’inquilino sottostante con uno strato di briciole di pane di uno spessore tale da ricordare la cenere che nel 79 dopo Cristo seppellì Pompei. Alle legittime proteste del povero smollicato generalmente la vipera risponde con un piccatissimo “Perché lei il pane non lo mangia? E poi, guardi, io lo faccio per quei poveri uccellini – in realtà orrendi piccioni – che vedo sempre sul suo terrazzo e a i quali lei non dà mai nulla.”.

Collaterale alla “briciolista” è la sbattitrice di tappeti sulla ringhiera del balcone – operazione svolta solitamente alle prime luci dell’alba” e capace di produrre un rumore tipo “sboing” e capace di risvegliare istinti omicidi anche in un asceta meditatore.

Che dire poi del trapanatore del weekend? Generalmente single e fuori di casa per tutta la settimana – il che lo renderebbe il vicino ideale se durante il weekend dormisse – dedica tutto il sabato e gran parte della domenica a praticare buchi su qualunque parete confini con il vostro appartamento, usando ovviamente un utensile in grado di aprire una galleria montana a due corsie e con un percussore da far invidia a un martello pneumatico da demolizione stradale. Il sospetto è che la sua casa sia un incrocio tra un formicaio e un Gruyère.

Un capitolo a parte è costituto dai proprietari di animali capaci di permettere ai loro cuccioli qualsiasi nefandezza.

Il volpino ottuagenario della signora Luccioperca si piscia addosso – come del resto la padrona che di anni ne ha novantasette – lasciando rivoletti paglierini e maleodoranti lungo tutti i gradini delle scale e pure nell’ascensore.

Non va meglio con la barboncina dell’avvocato Rognis, che scagazza – la barboncina, non il legale – giusto sul portone d’ingresso del palazzo e, alle proteste di chi ha pestato le fetide deiezioni canine, il giureconsulto risponde sprezzante “Così finalmente si comprerà un paio di scarpe nuove, pezzente!».

Ovviamente l’abbaiare stridulo di volpino e barboncina è udibile da qualunque appartamento e a a qualsiasi ora.

Vi lascio, che devo andare a cercare una casa nuova, in mezzo a un prato di montagna e con almeno settanta ettari di terra intorno.

Alessandro Cammarano

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