VICENZA – E’ guerra delle bancarelle, Confesercenti risponde a Bulgarini
Com’era da attendersi i commercianti prendono posizione dopo l’intervista al Giornale di Vicenza dello scorso 11 gennaio rilasciata dal vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci. In quell’occasione Bulgarini aveva sollevato una questione di decoro in centro, poiché molte delle bancarelle nelle quali si vende ogni tipo di merce a fianco della Basilica non sarebbero all’altezza della bellezza del monumento e soprattutto dei capolavori in esso contenuti in occasione delle grandi mostre. «Chiederemo agli operatori una documentazione precisa, magari anche fotografica, della merce che intendono vendere e della struttura espositiva», aveva spiegato. «Se la risposta non sarà positiva, metteremo dei vincoli così stringenti nell´orario e nei giorni di mercato che difficilmente qualcuno sarà interessato a presentarsi con il proprio banco». «Non è una crociata contro i mercati – aveva aggiunto- anzi, sappiamo l´importanza aggregativa e sociale che hanno. Però come amministrazione abbiamo il dovere di tutelare la nostra città e la Basilica merita rispetto».
Oggi arriva una secca risposta della Confesercenti di Vicenza che scrive una lettera al direttore del Giornale di Vicenza firmata dal Presidente Anva, Pasquale Davide e dal Coordinatore Anva, Lino Ferrin. Leggiamola:
Vogliamo scriverLe riguardo ai toni da crociata usati nell’intervista del vicesindaco di Vicenza Bulgarini di Domenica 11 gennaio scorso sul Giornale di Vicenza da Lei diretto. Il Vicesindaco fa riferimenti espliciti ad una “stretta sui mercati” relativamente a presunti problemi di degrado causato dalla presenza dei commercianti ambulanti nel centro storico. Le più belle città del mondo hanno i propri mercati nei centri storici che sono elemento tipico e di attrattiva turistica senza svilire il valore della città stessa, e comunque è bene delineare l’ambito del problema perché stiamo parlando soprattutto delle due manifestazioni fieristiche che si sono svolte nel periodo prenatalizio e a inizio anno alle quali partecipano espositori da tutta Italia.
Viene inevitabile quindi usare una premessa di tono analogo a quello usato dall’assessore che si dice stupito per il fatto di aver riscontrato tra i prodotti presenti sui banchi pelapatate e scopettoni. A questo punto dobbiamo stupirci noi del Suo stupore: i commercianti ambulanti infatti mettono sui banchi i prodotti che sono loro consentiti dalle autorizzazioni e dalle concessioni rilasciate dal Comune stesso. Inoltre utilizzano le strutture consentite dal regolamento rinnovato di recente e per il quale gli ambulanti stessi hanno dovuto sostenere investimenti, in un periodo di crisi, per uniformare e abbellire i punti espositivi. Se mai si verificassero comportamenti contrari al decoro da parte di singoli operatori devono essere attivati i necessari controlli e se necessario previste le relative sanzioni secondo normative consolidate e non quotidianamente ripensate. Ne’ è consentito, a legislazione vigente, immaginare richieste di documentazione fotografica preventiva della merce che si intende vendere o peggio imporre orari da mobbing per costringere gli operatori ad andarsene.
Ma tornando ad uno scenario da confronto serio che da sempre ha caratterizzato il comportamento della nostra Associazione è evidente che il tema della qualità dei mercati e delle fiere soprattutto nelle aree pregiate delle città e’ una sfida che va accettata. Da anni Confesercenti si batte per evitare l’impoverimento, anche in termini di offerta, di quella che rappresenta una ricchezza dei centri storici. Un impegno condotto nonostante la crisi economica renda assai pesante chiedere a piccoli operatori investimenti e cambiamenti organizzativi a volte molto onerosi. L’attuale legislazione impone regole e non tutela i commercianti ambulanti di fronte ad una concorrenza spietata rappresentata anche dalla pressione dell’abusivismo e del commercio irregolare. A conferma del nostro comportamento, ispirato a coerenza e severità, è significativa la nostra ferma opposizione ad una recente proposta di alcuni gruppi politici in Regione Veneto di cancellare la norma che obbliga gli ambulanti, per partecipare ai mercati e alle fiere, ad esibire il Durc (Dichiarazione di regolarità contributiva) proposta che poi è stata per fortuna ritirata.
Apprezziamo le dichiarazioni dell’assessore quando si dice convinto dell’importanza del mercato e anche quando parla delle Associazioni come interlocutori indispensabili, ma l’accordo si trova sulle proposte concrete e non facendo polveroni o additando gli operatori come fonte di tutti i mali e di tutto il degrado possibile. Siamo ben consci dell’impegno che l’Amministrazione sta ponendo nella valorizzazione del centro storico, che non vuol dire solo mostre o eventi ma riqualificazione delle vie e delle Piazze anche sotto l’aspetto dell’arredo urbano. Pensiamo sì ad una città bella ma anche sicura e che tuteli i propri cittadini e i propri lavoratori.
Bisogna capire se questo progetto vuole fare del tessuto di piccole attività sia del commercio che del turismo operanti nel Centro Storico un punto di forza o considerarlo come un impiccio da limitare e pian piano nell’arco di pochi anni far morire, creando un nuovo danno sociale ed economico.
Diversamente dalle interpretazioni più di comodo, il cosiddetto Decreto Cultura approvato dal Parlamento nell’estate scorsa ha riconosciuto definitivamente il ruolo centrale dei Comuni nelle tutela del decoro nei Centri Storici, chiarendo che le Soprintendenze non costituiscono potere sovraordinato rispetto ai Comuni stessi e soprattutto che il commercio, fisso o ambulante, deve essere considerato finalmente una risorsa, anch’essa da riqualificare, per garantire quella vitalità che rimane caratteristica peculiare delle nostre città. Su queste premesse siamo aperti ad un dialogo costruttivo.














