Decreto Conte: Sindacati pronti allo sciopero per difendere la salute dei lavoratori

La salute prima del profitto e di ogni altra cosa: cambiamo il decreto anche con la mobilitazione e gli scioperi. Come Cgil, Cisl e Uil abbiamo fatto in queste settimane tutto il possibile per tutelare le lavoratrici e i lavoratori con strumenti e azioni concrete. Dai Protocolli nazionali agli Accordi regionali su salute e sicurezza, fino all’azione concreta e quotidiana nei posti di lavoro. La nostra posizione “O si lavora sicuri o ci si ferma e si attivano gli ammortizzatori sociali” è stata tradotta in centinaia di accordi che hanno messo in sicurezza decine di migliaia di persone in Veneto. In coerenza con questo percorso, ieri siamo riusciti a far assumere al Governo il principio per cui vanno chiuse tutte le attività non essenziali per il tempo necessario a superare la fase più acuta dell’emergenza sanitaria. In queste ore abbiamo assistito all’irresponsabilità con cui alcune controparti hanno puntato ad annacquare il decreto, riuscendovi almeno in parte. Noi vogliamo continuare a difendere quel principio e a fare tutto ciò che serve per tutelare la nostra gente, per contribuire allo sforzo collettivo di difesa della salute pubblica e per riaffermare il primato della vita sul profitto e su qualsiasi altra ragione di tipo economico. Lo faremo con le azioni di confronto e di interlocuzione con il Governo, che porteremo avanti nelle prossime ore vista la possibilità di modificare al Ministero dello Sviluppo economico l’elenco delle attività allegato al DPCM. Ma lo faremo anche attraverso le mobilitazioni e gli scioperi in tutte quelle realtà che vorranno rimanere aperte pur non essendo fondamentali. Serve fermarsi adesso per non andare a sbattere, fermarsi per la vita, fermarsi per difendere e mettere in sicurezza i lavoratori e il nostro apparato produttivo. Oggi la priorità è sostenere con tutti i mezzi e le risorse necessarie quei lavoratori che non possono stare a casa, perché da loro dipendono i servizi primari e la tenuta stessa della nostra società e del Paese. Ancora una volta è il lavoro a salvare l’Italia e, superata l’emergenza, sarà il lavoro a farla rialzare perché possa ripartire più forte e più giusta di prima.













