20 Giugno 2017 - 14.10

VENEZIA – 45enne tenta il suicidio al Tronchetto, salvata dai poliziotti

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Nel primo pomeriggio di ieri, diverse segnalazioni telefoniche giunte al numero di soccorso pubblico 113 della Questura di Venezia indicavano che una donna si trovava in difficoltà dopo essere caduta in acqua nei pressi dell’imbarcadero dei vaporetti all’isola del Tronchetto, all’ingresso della città lagunare.
Sul posto veniva immediatamente inviata la volante lagunare, che per accelerare il soccorso da prestare alla persona, interveniva azionando i sistemi acustici e visivi di emergenza.
Giunti in prossimità del luogo segnalato, gli agenti notavano che alcuni dei presenti indicavano il luogo esatto dove si trovava la donna, ovvero un luogo non accessibile al natante di servizio in quanto a rischio di fondale basso.
Gli operatori iniziavano così ad avvicinarsi alla donna, tentando anche di instaurare un dialogo con la stessa. Nel frattempo i poliziotti tentavano di avvicinarla, porgendole un salvagente (in uso al natante di servizio) e cercando di afferrarla sporgendosi dal bordo dell’imbarcazione.
La donna però non intendeva avvalersi dell’aiuto offerto dai poliziotti: anzi, tentava più volte di allontanarsi dal bordo della riva per mettere in atto i suoi propositi approfittando della maggiore profondità del fondo marino.
Vista la situazione, uno degli agenti decideva a sua volta di immergersi in acqua al fine di afferrare e trarre in salvo in maniera definitiva la malcapitata: facendo ciò veniva costantemente assistito dagli altri colleghi che ne controllavano i movimenti.
La donna veniva infine afferrata e riportata a riva, dove si accertava che la stessa aveva anche tentato di soffocarsi dopo avere ingerito delle alghe raccolte dalla riva.
Sul posto veniva fatto intervenire personale del Suem, che trasportava la 45enne veneziana al locale pronto soccorso per le cure del caso.
I poliziotti, dopo avere raccolto le testimonianze dei presenti circa quanto avvenuto, facevano rientro negli uffici della Questura lagunare, consentendo quindi al collega che aveva prestato il soccorso di potersi cambiare l’uniforme di servizio.

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