10 Maggio 2017 - 16.51

VICENZA – L’intervista ad Alberto Crespi oggi al liceo Pigafetta e al Galla Caffè

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(Foto Radio3)

VICENZA – Mercoledì 10 maggio il critico cinematografico Alberto Crespi, voce assai nota della trasmissione radiofonica Hollywood Party, è al Liceo Pigafetta alle 16, e al Galla Caffè alle 18, per presentare il suo libro Storia d’Italia in 15 film (Laterza).
Crespi – critico militante, direttore della storica rivista Bianco & Nero, docente di cinema, direttore di festival – ha risposto molto cordialmente ad alcune domante sul volume.

Nel libro si nota che i film sulla Storia tirano in ballo almeno due epoche: quella del racconto e quella in cui si gira. Può chiarire?

“Cabiria (1914) racconta le guerre puniche ma anche la colonizzazione della Libia (1911); 1860 di Blasetti (1933) narra dei Mille ma crea un parallelo fra Garibaldi e Mussolini. A volte le epoche sono anche di più. Ogni film cambia a seconda del tempo in cui lo (ri)vediamo. L’armata Brancaleone, un monito perenne contro fanfaroni arroganti che vogliono comandare e magari governare il paese è oggi anacronistico?”.

I 15 capitoli toccano altrettanti snodi nevralgici della nostra storia. Il primo è il Risorgimento.

“Il Risorgimento è un grande rimosso del nostro cinema. Poteva essere il nostro western, invece l’hanno trattatorelativamente pochi film.Il Risorgimento non è una memoria condivisa. Noi credevamo lo dimostra nel conflitto tra l’idea repubblicana-mazziniana e quella monarchica-sabauda-cavouriana. Non c’è nemmeno un film sul 25 aprile, èincredibile: anche quella non è memoria condivisa”.

E la Grande Guerra?

“Il cinema italiano se né occupato convenientemente. La grande guerra è un’opera importante, citata nei libri di storia veri. Se la retorica sulla “grande guerra” non c’è più, è merito del cinema.
Nel libro ci sono anche accoppiate strane: la Resistenza e Gli amori di Ercole, il Sessantotto e Sandokan…

“Non è proibito divertirsi se si scrive un libro. Certi accostamenti sono volutamente spiazzanti. Ma non fuori tema. Sandokan (1976) concentra lo spirito terzomondista, anticolonialista e libertario dei ’60. Il regista Sollima, ex partigiano, aveva girato i western più 68ini. E il protagonista con bandiera rossa richiamava un altro barbuto di un’altra isola…”

Per saltare alla cronaca più recente si citanoserie-tv: il cinema sta passando la mano ai seriali?

“Risposta secca: sì. Romanzo criminale e Gomorra sono tappe di un percorso transmediale che punta a un universo narrativo globale. Romanzo criminale diventa un noir amatriciano che anticipa Mafia Capitale, una risposta dark a La grande bellezza.”

I 15 film del titolo sono accompagnati da titoli e notizie a raffica: un modo obliquo per fare storia del cinema e storia del paese?

“Il cinema è riuscito a raccontare un’Italia invisibile alla storia e ai media ufficiali. È anche uno specchio impietoso e un bisturi che ha inciso nelle ferite morali e politiche del Paese.”

Al liceo Pigafetta vogliono passare all’applicazione e studiare la Storia con i film.

“Il libro nasce anche dall’esperienza al liceo Aristofane di Roma dove m’hanno chiamato per commentare Achtung! Banditi! e poi molti cineasti sono tornati per altri film. Il cinemapotrebbe aiutare ad accostare storia, letteratura, filosofia… Ma soprattutto si dovrebbe insegnare il cinema! I ragazzi lo fanno da soli con lo smartphone. Farlo in modo più consapevole è “cultura”, cioè vivere l’oggi sapendo che ci sono stati molti ieri”.

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