18 Dicembre 2025 - 22.01

Riforma del condominio, ovvero come farsi odiare da 45 milioni di italiani. La genialata: colpire i morosi… sparando sui virtuosi

Umberto Baldo

Se dovesse davvero passare la cosiddetta “Riforma del condominio” secondo la proposta presentata da dieci deputati di Fratelli d’Italia, sono pronto a scommettere che molti italiani finiranno per tenere sul comodino una fotografia della prima firmataria, l’onorevole Elisabetta Gardini.
Non per devozione, sia chiaro, ma per ingiuriarla prima di dormire, o usarla come bersaglio per le freccette.
Un rito catartico, l’unico che rimarrebbe a chi paga regolarmente le spese condominiali.
Ora, a parte l’illuminata previsione dell’obbligo di laurea per gli Amministratori di condominio – che stride come un gesso sulla lavagna se confrontata con il fatto che in questo Paese si può diventare Premier, Ministro, Deputato o Senatore con la scuola dell’obbligo (che, visto lo stato dell’istruzione pubblica, vale ormai poco più di un certificato di battesimo), il vero capolavoro sta altrove.
Sta nelle norme a favore dei fornitori, che sembrano scritte da qualcuno che non ha mai vissuto in un condominio, non ha mai parlato con un Amministratore e, soprattutto, non ha mai dovuto fare i conti a fine mese.
Già, perché il piccolo dettaglio che forse a qualche geniaccio a Montecitorio è sfuggito è che circa 45 milioni di italiani vivono in condominio.
Quarantacinque milioni.
Oltre tre quarti della popolazione. Dato certificato dall’ANACI, non da una chat di quartiere.
Praticamente, se tocchi i condomini, tocchi il Paese reale, quello che vota, o che smette di farlo per dispetto.
Evidentemente nessuno ha avuto la brillante idea di far leggere preventivamente l’articolato a Giorgia Meloni.
Perché una politica avveduta – e lei lo è – probabilmente avrebbe suggerito almeno di non infilare nel testo una mina antiuomo come quella sui “condomini morosi”.
O, quantomeno, di non farla esplodere in piena campagna di consenso.
Ma veniamo alla perla. L’articolo 7. Quello che meriterebbe di essere studiato nelle scuole come esempio di come non si scrivono le leggi .
I creditori, dice il testo, potranno agire sulle somme disponibili sul conto corrente condominiale per l’intero credito vantato e, in via sussidiaria, sui beni dei condomini nella misura della morosità di ciascuno. Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole.
Poi arriva il colpo di genio: “Per il residuo debito i creditori possono agire nei confronti dei condomini in regola con i pagamenti.”
Avete letto bene. Non è una bozza, non è una fake news, non è satira.
E’ proprio scritto: “Sui condomini in regola con i pagamenti”.
Fantastico.
Paghi puntuale, magari stringendo la cinghia, rinunciando a qualcosa, facendo il bravo cittadino?
Perfetto: diventi il bancomat di chi non paga.
Un capolavoro di pedagogia civica: punire i virtuosi e coccolare i furbi.
Una filosofia che, va detto, in politica ha sempre avuto molti estimatori.
Immagino già l’entusiasmo travolgente di milioni di italiani: la gioia di sapere che se il vicino decide di fare il furbo, il fornitore potrà bussare alla tua porta.
Perché sei onesto, perché sei solvibile, perché sei quello che non fa storie.
Il sogno di ogni Stato moderno: trasformare il cittadino responsabile in un parafulmine fiscale.
E qui la domanda sorge spontanea, inevitabile, quasi dolorosa: è possibile che un Partito che vuole fortissimamente rivincere le elezioni politiche del 2027 cada in uno svarione politico di queste dimensioni?
Uno svarione capace di alienargli, in un colpo solo, milioni e milioni di elettori-condomini?
O c’è qualcuno che pensa davvero che l’italiano medio, quello che vive tra scale, ascensori e assemblee infinite, ringrazierà chi gli ha appena spiegato che pagare è una colpa?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Sperando che a noi condomini il conto non arrivi prima.

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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