10 Dicembre 2025 - 16.22

Lo 0,001% della popolazione è 3 volte più ricco della metà dell’umanità

La terza edizione del World Inequality Report, pubblicata mercoledì 10 dicembre, lancia un allarme chiaro: entro il 2025 la disuguaglianza economica mondiale ha raggiunto livelli tali da richiedere interventi urgenti. Secondo i 200 ricercatori coinvolti nello studio, i vantaggi generati dalla globalizzazione e dalla crescita economica hanno favorito in modo sproporzionato una ristretta élite, mentre una larga parte della popolazione continua a lottare per arrivare a fine mese.

Il rapporto descrive un quadro netto. Il 10% più ricco della popolazione mondiale guadagna più del restante 90%, mentre la metà più povera detiene meno del 10% del reddito globale. Il divario patrimoniale è ancora più marcato: tre quarti della ricchezza mondiale sono concentrati nelle mani del 10% più agiato, mentre la metà più povera possiede appena il 2%.

La situazione diventa estrema osservando l’élite dell’élite. Lo 0,001% più ricco – circa 60.000 multimilionari – controlla oggi una ricchezza tre volte superiore a quella detenuta da metà dell’umanità. La loro quota, pari a quasi il 4% nel 1995, ha superato il 6% nel 2025, segnando un’accelerazione nel processo di concentrazione.

Secondo il rapporto, l’“estrema disuguaglianza di ricchezza” continua a crescere rapidamente: dagli anni ’90 la ricchezza di miliardari e centimilionari è aumentata in media dell’8% l’anno, quasi il doppio del ritmo di crescita della metà più povera della popolazione. Quest’ultima ha guadagnato qualcosa, ma si tratta di progressi marginali se confrontati con la straordinaria espansione registrata al vertice della piramide economica.

Accanto alle disparità economiche, il report evidenzia la persistenza di un marcato divario di genere nei redditi da lavoro. Le donne rappresentano poco più di un quarto del reddito globale da lavoro, una quota praticamente immutata dal 1990. I numeri variano da regione a regione: 16% in Medio Oriente e Nord Africa, 20% in Asia meridionale e sud-orientale, 28% nell’Africa subsahariana, 34% in Asia orientale. In Europa la situazione è migliore, ma le donne arrivano comunque solo al 40% del reddito da lavoro complessivo.

Il rapporto sottolinea anche l’enorme quantità di lavoro non retribuito svolto dalle donne: in media 53 ore settimanali, contro le 43 degli uomini. Se si considera il solo lavoro retribuito, le donne guadagnano il 61% del reddito orario degli uomini; includendo il lavoro domestico e di cura, si scende al 32%. Una sproporzione che, spiegano i ricercatori, limita le opportunità professionali, riduce la partecipazione politica e frena la capacità di accumulo patrimoniale femminile, trasformando la disuguaglianza di genere in un vero e proprio fattore di inefficienza strutturale.

Il World Inequality Report 2026 invita così governi e istituzioni a intervenire con misure incisive, evidenziando come le disparità globali non rappresentino soltanto un problema sociale, ma una minaccia crescente per l’equilibrio economico mondiale.

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