La Base Nato rassicura i vicentini sull’Ebola

Una rassicurazione ai vicentini sull’ebola (è stato dimostrato che la nostra provincia è quella nella quale maggiormente si cercano notizie sul terribile virus) arriva dalla Base Usa. Il colonnello Pedro Almeida ha infatti ribadito -nel corso di un incontro tenutosi ieri nella Base con il personale italiano preoccupato- che solo le persone malate, con chiara sintomatologia del virus può infettare gli altri e solo attraverso la trasmissione di fluidi corporei.
Le truppe americane schierate in Liberia non hanno ed avranno -è stato detto- alcun contatto con i malati di Ebola e quasi certamente non avranno contratto il virus quando torneranno in Italia.
“Non posso dire che vi sia una probabilità dello zero per cento che un soldato venga infettato”, ha detto Almeida, capo del personale USARAF, nel corso dell’incontro con i civili italiani che lavorano per l’esercito statunitense. “Quello che posso dirvi è che i nostri soldati non sono nelle condizioni di contrarre Ebola”.
L’incontro è avvenuto nel cinema della guarnigione con 100 persone impiegate nella base in risposta alle preoccupazioni del personale. E’ stato spiegato come la malattia si trasmette e le cause, come la povertà e l’assistenza sanitaria precaria, che hanno favorito l’epidemia nell’Africa occidentale dove sono morte almeno 5.000 persone da dicembre.
“E ‘molto difficile da contrarre, l’Ebola “, ha detto Almeida , sottolineando che più di 50 persone che sono venute in contatto con Thomas Duncan, l’uomo liberiano morto a Dallas per l’EVD, non si sono infettate.
“Si stanno costruendo 18 ospedali promessi dagli Stati Uniti, si procede con la formazione degli operatori sanitari e la realizzazione di laboratori mobili per eseguire esami del sangue”.
Almeida ha delineato i protocolli per il monitoraggio di coloro che hanno viaggiato in Africa occidentale, più severi di quelli dell’Organizzazione mondiale della Sanità e dei Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie, programmati in concerto con le autorità italiane “.
Tra le garanzie :
Viene rilevata la temperatura corporea del personale due volte al giorno.
Dodici ore prima di lasciare la Liberia subiranno uno screening. Chiunque abbia sintomi, come febbre , o chi darà risposte evasive non potrà tornare.
Dopo l’arrivo a Vicenza , il personale subirà altre analisi con controlli continui per 3 settimane. Non sarà consentito alle truppe di ritorno di lasciare la zona di Vicenza in quel periodo.
“Stiamo facendo tutto questo con un gruppo di persone mai esposte all’ebola” ha affermato Almeida.
Un presidio medico all’ospedale di Vicenza ha il compito di filtrare ulteriormente i casi sospetti, con conseguente isolamento e analisi.
Molti gli scettici all’incontro con Almeida. Molte persone hanno proposto una quarantena di 21 giorni. Altri hanno chiesto le date di ritorno per adottare precauzioni (come evitare le aree pubbliche, lavarsi le mani più spesso, etc). Un altro ha detto che aveva visto un programma televisivo italiano che indicato E’ stato poi smentito che militari in Libera abbiano avuto contatti diretti con malati di ebola, come affermato da alcuni media.













