13 Giugno 2023 - 15.50

Gli orti di Chioggia e le ostriche rosa di Scardovari

Sapori e saperi si incontrano e si confondono tra le rigogliose terre di ChioggiaIsolaverde e Scardovari. Qui il vento, le acque della laguna e il duro lavoro dei contadini hanno creato un habitat invidiabile per la coltivazione e l’allevamento di prodotti d’eccellenza: dal radicchio rosso alla zucca Igp fino all’ostrica rosa del Delta del Po. A due passi da Isamar Holiday Village e da Barricata Holiday Village c’è il tripudio del gusto: bontà culinarie da assaggiare godendo dei panorami che mare e natura sanno regalare. Un itinerario scandito da prodotti a km zero che idealmente può iniziare a Chioggia città e finire in provincia di Rovigo attraversando le oasi naturali racchiuse tra la laguna, l’entroterra veneziano e il litorale adriatico. 

Chioggia, dal mercato del pesce al cuore del radicchio Igp

Carlo Goldoni la definì “una penisola piantata nelle lagune”. Né padovana, né veneziana, né rodigina, Chioggia è senza dubbio un mondo a parte, incastonata a cinquanta chilometri da ciascuna delle tre città venete. In tanti la conoscono per il celebre mercato del pesce, fra i più amati e rinomati d’Italia e per i “peoci” (le cozze), i “caparossoi” (le vongole veraci) e le “bevarasse” (i lupini). È di diritto uno dei luoghi dove gustare il miglior pescato del Mare Adriatico che arriva fresco sui bragozzi, tradizionali pescherecci con le vele dipinte a mano e le figure sacre riprodotte a prua. Ma Chioggia è rinomata anche per i suoi ortaggi che grazie a caratteristiche uniche dei terreni assumono un sapore intenso, pieno, inconfondibile. Dal radicchio rosso Igp alla zucca di Chioggia, nessuna eccellenza nasce per caso e vanta anzi secoli di selezione e duro lavoro contadino.

Un itinerario tra orti litoranei e orti lagunari 

La coltivazione della terra a Chioggia ha origine antiche. Per il radicchio ci sono documentazioni certe a partire dal 1700 quando in città esistevano diverse associazioni, tra cui la “Scuola di San Giovanni di Ortolani che, con i suoi 544 allievi, era seconda solo a quella dei pescatori. Ma già Plinio il Vecchio narrava di orti lussureggianti che facevano risplendere di colori i litorali chioggiotti, così come l’uso terapeutico e alimentare delle cicorie locali. 
Le zone ortali si distinguevano principalmente in orti lagunari e orti litoranei con differenze sostanziali per la composizione stessa dei terreni e le difficoltà di lavorazione. La produzione degli orti lagunari era destinata al consumo locale o per i mercati vicini ed era principalmente costituita da insalate, cavolfiori, fagiolini, carciofi, piselli. Gli orti litoranei, invece, erano utilizzati soprattutto per prodotti da esporto come patate precoci, cavolfiori, cipolle grazie al mix di sabbia e falde di acqua.
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