Europa cieca e masochista: la guerra folle contro Apple

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO
C’è un confine sottile tra la tutela della concorrenza e l’idiozia strategica. L’Unione Europea, e lo dico da europeista convinto da sempre, lo ha appena attraversato a passo di carica, lancia in resta, in nome di una crociata ideologica contro Apple, uno dei simboli più riusciti – e invidiati – dell’innovazione occidentale.
La Commissione europea pretende che Apple apra il proprio ecosistema a terzi, rendendo interoperabili, neutrali, trasparenti le sue applicazioni ed il suo software.
In teoria, si parla di libertà per i consumatori, di scelta, di concorrenza.
In pratica, è l’ennesimo delirio regolatorio che rischia di distruggere ciò che rende Apple unica: l’integrazione perfetta tra hardware e software, la sicurezza granitica, gli aggiornamenti rapidi, le funzioni esclusive come AirDrop o iMessage che funzionano sempre, senza pubblicità, tracciamenti o spyware cinesi.
E io, che compro Apple proprio perché non è come gli altri, dovrei rinunciare a tutto questo in nome di un’astratta “parità di trattamento”?
Dovrei accettare di vedere il mio iPhone trasformato in un banale smartphone Android, vulnerabile e frammentato, per soddisfare i capricci di Bruxelles e i sogni bagnati di qualche burocrate che non ha mai progettato una riga di codice?
Ma la follia non si ferma qui.
Perché mentre l’Europa impone a Apple di aprirsi, la Cina difende i suoi campioni industriali con il bastone e con il fucile.
Mentre noi pretendiamo che Apple regali tecnologia, brevetti, interfacce e sistemi di pagamento a concorrenti come Samsung o Xiaomi, loro fanno cartello, copiano, producono a costi ridicoli, e poi ci asfaltano sul mercato globale.
Chi ci guadagna? Non le aziende europee, che non esistono nel settore.
Non i consumatori, che perderanno qualità, sicurezza e innovazione.
Chi ci guadagna sono i coreani e soprattutto i cinesi, che da questa operazione potranno trarre nuove ispirazioni per i loro cloni, da vendere poi in dumping a casa nostra.
È come se l’Europa, per aiutare un ipotetico David, decidesse di spezzare le gambe a Golia, ma dimenticasse che David – in questo caso – non è europeo, bensì asiatico, e armato fino ai denti.
Questa non è politica industriale. È autolesionismo. È un suicidio strategico mascherato da crociata morale.
E tutto per che cosa?
Per un’ideologia della “parità” che livella sempre verso il basso, mai verso l’alto.
Per il gusto infantile di punire chi ha avuto successo, chi ha innovato, chi ha costruito un sistema amato da milioni di persone in tutto il mondo.
Apple non è perfetta, e merita critiche come tutte le big tech, in particolare per i comportamenti fiscali elusivi ed evasivi.
Ma ciò che Bruxelles sta facendo non è regolamentazione: è vendetta.
È l’invidia dei mediocri contro l’eccellenza.
È l’ennesimo esempio di come l’Europa, pur di mostrarsi “giusta”, finisca per darsi la zappa sui piedi.
E se domani Apple decidesse di togliere ai prodotti a noi destinati alcune funzioni tipo AirDrop, o di non vendere più certi prodotti in Europa come Ipod o Iwatch, o di sospendere aggiornamenti o limitare il supporto?
Saremo noi, consumatori, a pagare il prezzo più alto. Saremo noi a tornare indietro, mentre il resto del mondo va avanti.
Brava Europa. Ancora una volta, ti sei sparata nei piedi.
Ma tranquilla: presto non dovrai più preoccuparti di Apple.
Perché se continui così, Apple – e non solo – se ne andrà da sola.














![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() | ||
![]() |













