27 Gennaio 2015 - 10.16

ECONOMIA – VENETO: Nordest nell’incubo deflazione

deflazione

Se l’aumento dei prezzi ha sempre preoccupato i consumatori, il loro calo generalizzato è forse un male maggiore. Il Nordest sta vivendo l’incubo della deflazione, indice macroeconomico che fotografa una situazione di disagio economico e di mancanza di crescita. A rilevarlo è il centro Studi della CGIA di Mestre. Ma in fondo al tunnel una speranza, il cosiddetto ‘bazooka’ di Draghi. Vediamo il perché.
LA SITUAZIONE
L’inflazione si attesta attorno allo zero
Nel 2014, in 3 Province su 13 l’andamento dei prezzi è stato negativo: -0,2 per cento a Pordenone e a Verona, -0,1 per cento a Treviso. In altre 4, invece, l’inflazione non ha registrato nessuna variazione: ciò è avvenuto a Venezia, a Gorizia, a Belluno e a Vicenza. A Trieste (+0,1%), a Udine (+0,1%), a Padova (+0,2%), a Rovigo e a Trento (+0,4%), invece, l’aumento è stato modestissimo. Solo a Bolzano la crescita è stata superiore all’unità: precisamente all’1,1%.
“Come ci insegnano gli economisti – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – siamo scivolati nella spirale della deflazione: un male che, purtroppo, si è diffuso in tutta Europa, soprattutto nei Paesi che hanno adottato l’euro. La recessione economica e le politiche di rigore e di austerità praticate in questi ultimi anni hanno spinto la disoccupazione su livelli inaspettati e molto preoccupanti, mentre le sacche di povertà e il clima di sfiducia si sono diffuse a dismisura. Speriamo che con l’avvio del Quantitative Easing, ovvero la possibilità da parte della Bce di acquistare i titoli di Stato di ciascun Paese dell’area dell’euro, l’inflazione riprenda a crescere attestandosi attorno al 2%, trascinando all’insù i consumi, gli investimenti e soprattutto gli occupati”.

• La contrazione del credito
Nonostante molti istituti di credito abbiano continuato a investire nel nostro territorio, dall’inizio del “credit crunch” (fine 2011) all’ottobre scorso (ultimo dato disponibile), nel Nordest la contrazione dei prestiti bancari alle famiglie e alle imprese è scesa del 5,1%: se a Bolzano la caduta è stata del 4%, a Trento la contrattura ha raggiunto quota 4,6%. In Veneto, invece, il “taglio” ha raggiunto il 5%, mentre in Friuli Venezia Giulia è stato addirittura del 6,2%. La provincia più “colpita” dalla chiusura dei rubinetti del credito è stata Trieste: in questi ultimi 3 anni la diminuzione ha toccato il 10,4%. Sebbene nell’ultimo anno ci sia stata una decisa frenata, sia nel Veneto (-0,3%) sia in Friuli Venezia Giulia (-0,7%) la contrazione ha continuato ad amplificarsi. Tra il 2011 e il 2014, le famiglie e le imprese del Nordest hanno “perso” 11,1 miliardi di euro.

• La caduta verticale del Pil
Dall’anno pre-crisi (2007) al 2014 il Nordest ha perso 8,4 punti percentuali di Pil: una vera e propria caduta verticale che ha toccato le punte massime in Friuli Venezia Giulia (-9,4%) e in Veneto (-9,2%). Da quest’anno, però, dovrebbe fare capolino la tanto agognata ripresa: seppur con un aumento ancora abbastanza contenuto, il Pil nel Nordest è destinato a crescere tra lo 0,7 e lo 0,9%.

• I consumi delle famiglie ridotti al lumicino
Pur continuando a risultare l’area territoriale più virtuosa d’Italia, in questi anni di dura crisi economica i consumi delle famiglie del Nordest sono crollati del 6,1%. La riduzione più importante si è verificata in Friuli Venezia Giulia (-7,2%) e in Veneto (-6,7%).

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