28 Maggio 2015 - 16.39

CINEMA – Recensione: YOUTH – La giovinezza

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YOUTH – La giovinezza

Di: Paolo Sorrentino

Con: Micheal Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda

@: in un albergo nelle alpi svizzere, fra massaggi, piscine termali, attività di montagna, partecipiamo alle vacanze di Fred Ballinger (Michael Caine), direttore d’orchestra in pensione, l’amico Mick Boyle (Harvey Keitel), sceneggiatore agli sgoccioli della sua lunga carriera, e altri personaggi onirici di varia provenienza. Ma non sono comuni vacanze, tanto meno rilassanti.

+ : Paolo Sorrentino gode ancora degli effetti benefici dell’Oscar. Quanti registi italiani hanno avuto un cast stellare e ricco di premi come in questo film? I due protagonisti, Caine e Keitel, sono una coppia perfetta: nonostante l’evidente età non più fresca, nel film recitano senza tempo, come due attori in erba. Sorpassano la malinconia del tempo andato, portano eleganza di interpretazione anche in momenti buffi e drammatici: tutto prende forma grazie alla loro presenza, l’ambiente, musica, suoni e colori.

In apparenza, ricorda molto il successo de “La Grande Bellezza”, ma Sorrentino va molto oltre. Qui c’è una storia, anzi molte emozioni da raccontare o da respirare con un semplice gesto: quello che accade penetra dentro come l’aria di montagna che i personaggi respirano.

La musica è sempre parte integrante del film, come la cura dei particolari visivi ed emotivi, la direzione delle luci, le ombre.

– : se amate storie con inizio e fine ben chiari e netti, potete evitare di andare al cinema incuriositi dal nome del regista. Lo stile dell’ultimo premio Oscar italiano è ben definito, ma non per questo universale. Sorrentino fa tanto il colto felliniano, ma parla un linguaggio tutto suo: non sempre immediato, ma il modo di esporre problemi comuni è intimo e artistico allo stesso tempo.

Due ore di quadretti che scorono spesso non collegati temporalmente tra di loro. È tutto vero quello che appare?

***: che cos’è il cinema? Cos’è un film? Un trattato di centinaia di pagine non sarebbe sufficiente a risolvere le due questioni.

Questo è per tentare di spiegare l’ultima creazione di Paolo Sorrentino. Potrebbe sembrare l’ansia di un regista molto famoso che deve puntare sempre più in alto. Oppure un esercizio di stile, come a dire “il cinema italiano di pregio, quello dei tempi andati, non è morto”. La grandezza di un regista sta nel fatto di far parlare di se’, della propria creazione, in maniera ampia: ad ogni spettatore il film “comunica” qualcosa di diverso.

E’ come un qualsiasi quadro di una mostra: se chiediamo a cento persone di descriverlo, senza avere un’immagine davanti, avremo cento diversi racconti.

Questa è arte.

Elisa Bombasin

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