15 Luglio 2025 - 12.01

Aboliamo la Polizia. Quando la realtà di inginocchia all’utopia


Qualche giorno fa in TV ho visto una scena che sembrava uscita da una serie crime: due anziani, marito e moglie, massacrati di botte, ridotti a maschere di sangue in casa loro da una banda di delinquenti.

Non un’aggressione qualunque: un pestaggio sistematico, quasi una tortura, per far confessare dove nascondessero la cassaforte. Peccato che quella cassaforte nemmeno ci fosse.

Il volto tumefatto, le voci tremanti dei due “nonni” intervistati dai giornalisti erano lì a ricordarci che no, non era un film. Era vita vera. Una vita in cui la criminalità entra nelle case, picchia, terrorizza, e se ne va spesso impunita.

Nel frattempo, nel paese in cui vivo, come quasi ovunque, bande di ladri si danno il turno come in fabbrica: scavalcano recinzioni, sfondano finestre, svuotano case. È diventata routine. 

Ma guai a parlare di sicurezza: si rischia di essere tacciati di “deriva autoritaria”.

E la domanda, comprensibilmente, in tutti i casi è sempre la stessa: “Ma dove sono le forze dell’ordine?”

I sondaggi lo confermano da anni: la sicurezza è ai primi posti tra le preoccupazioni degli italiani. 

Ed è naturale che i cittadini chiedano più agenti, più controlli, più presidi sul territorio. E invece…

E invece ti capita di leggere notizie che ti fanno sobbalzare sulla sedia. 

Tipo questa: sabato 19 luglio, ai giardini pubblici San Rocco di Monza, andrà in scena il “Corso base sull’abolizione della polizia”, (ripeto: Corso base sull’abolizione della polizia), promosso dal centro sociale Boccaccio (quello fondato anni fa da una giovane Ilaria Salis, antifascista, anti-tutto e soprattutto pro-occupazioni delle case, attualmente eurodeputata grazie a Fratoianni e Bonelli).

Se piove, tranquilli: il corso si sposterà dentro il Circolo di via Libertà, dove organizzano eventi anche CGIL e PD. 

Il relatore sarà Italo Di Sabato, attivista e coordinatore dell’“Osservatorio Repressione”.

Ma non è uno scherzo, né una provocazione goliardica.

Non un dibattito provocatorio, non un convegno accademico: un vero e proprio manuale d’istruzioni per smantellare l’istituzione che, con tutte le sue pecche, è l’unica che ancora si frappone tra noi e il Far West 

Lo scopo del corso è chiaro: “abolire la polizia per costruire un mondo nuovo”.  Già: un mondo nuovo senza sbirri, senza manganelli, senza arresti. 

Solo dialogo, empatia e mediazione.

Lo dicono così, nero su bianco. Con tanto di opuscolo, dove si spiega che bisogna spostare i soldi dalla repressione all’assistenza, dalla giustizia penale alla salute mentale, dagli agenti in divisa agli operatori sociali, psicologi, religiosi, amici, vicini di casa.

Sì, avete letto bene: vicini di casa.

Secondo loro, questi soggetti sarebbero più adatti di “sconosciuti armati” a gestire le crisi. 

E la sicurezza? 

Si costruirebbe “collettivamente”, magari con una buona seduta di gruppo o con un cerchio di ascolto (conoscete da tempo la mia idiosincrasia per questa parola magica del mondo cosiddetto progressista: “ascolto”). 

D’altronde, se vi stanno svaligiando casa o vi hanno appena aggredito, cosa c’è di meglio che chiamare il parroco o l’imam?

Immaginate la scena: arriva la chiamata, la vicina corre col diffusore d’incenso, il parroco media, lo psicologo aiuta il rapinatore ad esplorare il suo trauma infantile. Intanto tu sei legato a una sedia con la canna del fucile in bocca.

Ora, io non sono certo un nostalgico dello Stato di polizia, e da liberale so bene che i poteri pubblici vanno sempre bilanciati e controllati. 

Ma da cittadino, da giurista, e da persona che un po’ di storia l’ha studiata, mi domando: in quale universo parallelo si può pensare di fare a meno delle forze dell’ordine?

Chi dovrebbe arrestare i ladri, gli stupratori, i pedofili? 

I coach motivazionali?

E soprattutto, tornando a quei due poveri anziani pestati a sangue: a chi dovrebbero rivolgersi per ottenere giustizia? All’assistente sociale? Al caposcala?

Programmi come questo, che parlano di “abolizione della polizia” come progetto a lungo termine per “trasformare le emergenze in opportunità collettive”, mi sembrano partoriti più da un laboratorio teatrale che da una seria analisi sociale. 

Utopie, per essere gentili. Sciocchezze, se vogliamo dirla tutta.

Qualcuno dirà che sotto c’è un riflesso condizionato: odio per l’autorità, allergia per la legalità, fascinazione per l’illegalità romantica. 

A mio avviso c’è un sottotesto evidente: dietro queste teorie, cova un rancore viscerale per tutto ciò che rappresenta la legge, l’ordine, lo Stato. Odio per la divisa, disprezzo per chi la indossa, nostalgia dell’anarchia da centro sociale dove tutto è lecito, tranne la responsabilità.

Ma non mi interessa nemmeno entrare in polemica con certi ambienti. Tanto sono sempre gli stessi.

Mi basta una certezza: la stragrande maggioranza degli italiani non ci pensa nemmeno ad abolire la Polizia. 

La vorrebbe piuttosto vedere più presente, più preparata, più numerosa. 

Perché quando ti trovi i ladri in casa, l’unico numero che componi non è quello dello psicologo. È il 112.

E allora, se davvero si crede che il futuro sia senza Forze dell’ordine, ho una proposta: che questi visionari lo sperimentino per primi. 

Che dichiarino pubblicamente: “Io rinuncio alla protezione delle Forze dell’ordine”. 

E che poi, se vengono aggrediti, chiamino pure il vicino.

Ma lo facciano sul serio, non nei convegni al chiuso, con la scorta fuori dalla porta….., della Polizia ovviamente.

Umberto Baldo

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