23 Marzo 2015 - 8.56

POLITICA- Alessandra Moretti, l’autocertificazione delle cose inutili

alessandra moretti

La candidata alle Regionali Alessandra Moretti annuncia di voler pretendere dai candidati delle sue liste una autocertificazione di “buona condotta”. La dimostrazione che non si è capito nulla, o che si vuol gettare fumo negli occhi degli elettori

di Diceopoli

Secondo voi il potentissimo Ercole Incalza aveva la fedina penale sporca, prima di essere indagato per tangenti dalla procura di Firenze? Io non credo. E sempre secondo voi, al momento di candidarsi Giancarlo Galan, Renato Chisso o Amalia – detta Lia – Sartori, avevano pendenze sul casellario giudiziario? Ma certo che no!
E allora quale significato può avere oggi l’annunciata volontà del candidato Alessandra Moretti di pretendere una autocertificazione di buona condotta da tutti coloro che vogliono correre nelle liste destinate a sostenerla? Ovviamente nessuna: il candidato “Gerolamo Pompetta”, tanto per fare l’esempio di uno che fino ad oggi è stato un signor nessuno, certamente avrà la fedina penale pulita. A meno che non vogliamo ipotizzare che vogliano correre per le Regionali anche i delinquenti comuni. Ma io non lo credo. Il problema non è essere incensurati prima di essere eletti, il vero problema è restare incensurati quando improvvisamente si viene chiamati a gestire un pezzettino, piccolo o grande che sia, di potere.
Il problema non è quindi garantire sulle persone che entrano in lista, ma garantire per quelle che vengono elette e per il periodo nel quale staranno in carica. Come fare?
Un tempo, diciamo all’epoca della prima Tangentopoli, vigeva la “questione morale”. Dato per scontato che il popolo potesse pretendere dalla propria classe politica un tasso di moralità e di rispetto della legge e dei regolamenti più alto del comune, il politico che fosse colto con le mani nella marmellata provvedeva a togliere il disturbo, si dimetteva e andava a farsi processare. Vent’anni di “Berlusconismo” hanno frantumato questo assunto di garanzia, aprendo al sospetto che le denunce fossero tutte strumentali alla guerra politica. Risultato? Un parlamento di indagati e condannati e adesso addirittura un candidato alle regionali già condannato e potenzialmente ineleggibile.
Potrebbe fare qualcosa la candidata Moretti? Proviamo a darle un suggerimento. Invece di chiedere il certificato penale preventivo, che pure ci deve essere, come per chi vuole fare il concorso per un posto di bidello, bisogna porre tutti sotto la spada di Damocle. Agli eletti va spiegato che, al primo avviso di garanzia, per chiunque e per qualunque motivo, il presidente è pronto a dimettersi e a mandare tutti a casa. Provate a pensare al terrore che questo potrebbe creare: il candidato chiede il mutuo alla banca per pagarsi la campagna elettorale, si indebita ma è certo di potersi mettere a posto con lo stipendio da consigliere. Dopo immani fatiche viene eletto e proprio quando le cose cominciano a raddrizzarsi ecco che il suo compagno di partito viene beccato a prendere una mazzetta. Il presidente si dimette, manda tutti a casa e si ricomincia da capo? Non pensate anche voi che questa prospettiva potrebbe effettivamente moralizzare la classe politica?

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