18 Febbraio 2015 - 10.10

ECONOMIA – Il Veneto e la “beneficenza” continua

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Il Nord paga per tutti, e non stiamo facendo del leghismo gratuito. A darne la conferma è un’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA, che ha calcolato il residuo fiscale di ogni Regione italiana. Il risultato? Le Regioni a statuto ordinario del Nord danno oltre 100 miliardi di euro all’anno di solidarietà al resto del Paese. Ricordando che il residuo fiscale corrisponde alla differenza tra le entrate complessive regionalizzate (fiscali e contributive) e le spese complessive regionalizzate (al netto di quelle per interessi) delle Amministrazioni pubbliche, si osserva che tutte le Regioni del Nord a statuto ordinario presentano un saldo positivo: ovvero versano molto di più di quanto ricevono.
Al primo posto, la Lombardia, che registra un residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi di euro, che in valore procapite è pari a 5.511 euro. Ogni cittadino lombardo, quindi, ogni anno, darebbe darebbe in solidarietà al resto del Paese oltre 5.500 euro all’anno. E quando diciamo ogni cittadino, è perché sono inclusi proprio tutti: dal neonato, al centenario. Decisamente solidali anche veneti ed emiliani, che, a testa, devolvono rispettivamente 3.733 e 4.076 euro all’annuo, con dei residui di 18,2 e 17,8 miliardi di euro. In Piemonte, che nel rapporto dare/avere elargisce agli altri territori 10,5 miliardi di euro, il residuo fiscale medio per abitante è di 2.418 euro all’anno. La Liguria, infine, dà al resto del Paese 1 miliardo di euro, pari a 701 euro per ogni cittadino ligure.
Nonostante sia più contenuto rispetto al dato riferito alle realtà del profondo Nord, anche il residuo fiscale di tutte le Regioni del Centro è sempre positivo. La Toscana ha un saldo di 8,3 miliardi di euro, il Lazio di 7,3, le Marche di 2,5 e l’Umbria di 1,1 miliardi. Se, invece, osserviamo i risultati delle Regioni meridionali, la situazione cambia completamente di segno. Tutte presentano un residuo fiscale negativo: vale a dire, ricevono di più di quanto versano. La Sicilia, ad esempio, ha il peggior saldo tra tutte le 20 Regioni d’Italia: in termini assoluti è pari a -8,9 miliardi di euro, che si traduce in un dato procapite pari a 1.782 euro. In Calabria, invece, il residuo è pari a -4,7 miliardi di euro (-2.408 euro procapite), in Sardegna a -4,2 miliardi (- 2.566 euro ogni residente), in Campania a -4,1 miliardi (-714 euro per ciascun abitante) e in Puglia a -3,4 miliardi di euro (- 861 euro procapite).
“Voglio sgombrare il campo da qualsiasi fraintendimento – ha dichiarato il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – noi siamo d’accordo che le Regioni più ricche debbano aiutare quelle più in difficoltà. Il principio della solidarietà non è in discussione, ci mancherebbe. Tuttavia, c’è un grosso problema. Se, come ha fatto nell’ultimo decennio, lo Stato centrale continuerà nella politica dei tagli lineari, facendo mancare risorse e costringendo le Autonomie locali ad aumentare le tasse, anche al Nord la qualità delle infrastrutture, della sanità, del trasporto pubblico locale e della scuola potrebbe venir meno, alimentando la rabbia e la disaffezione nei confronti della politica nazionale. La questione settentrionale, purtroppo, non si è dissolta: soprattutto a Nordest cova ancora sotto la cenere. Per questo è necessario riprendere in mano la riforma del federalismo fiscale e portarla a termine, premiando i territori più virtuosi e penalizzando chi, invece, gestisce in maniera scriteriata la cosa pubblica”.
I dati dello studio fanno riferimento al 2012, l’ultimo anno in cui è possibile confrontare le entrate e le spese di ciascuna Regione. Tuttavia, se si ricostruisce l’andamento registrato negli ultimi 4/5 anni, la situazione rimane molto stabile per la gran parte delle Regioni: pertanto, è verosimile ritenere che non vi siano state delle significative variazioni anche negli anni successivi al 2012.

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