24 Aprile 2018 - 12.04

VICENZA – Il viaggio in bici più freddo del mondo del vicentino solitario

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Il racconto dei 17.000 km in bici, dalla Siberia a casa, presentato direttamente dal protagonista, Dino Lanzaretti. Lanzaretti, vicentino, classe 1977, è un viaggiatore con una grande esperienza alle spalle. Appassionato di montagna e di alpinismo, dalla fine degli anni Novanta si muove tra le regioni alpine dal Sud America al Nepal. Nel 2005 scopre la bici, e da allora non ha più smesso di pedalare: Indocina, Tibet, Uzbekistan, America, Africa, etc. Una sessantina di Paesi visitati e più di 80.000 km percorsi sempre in sella.
E’ in assoluto il primo viaggiatore in bicicletta ad aver attraversato il “Pole of Cold”, ovvero la regione più fredda del pianeta in pieno inverno (vi sono state registarte temperature di -72°C). Un lungo viaggio in solitudine affrontando frequentemente temperature di -55°C. Ha percorso tutta la Siberia orientale fino alla Mongolia, da li poi in Asia centrale, in Caucaso e infine Turchia, Grecia e Italia. Un viaggio di 11 mesi pedalando per più di 17.000km.
Sabato pomeriggio alle ore 18 Lanzaretti sarà presso la Cooperativa Insieme di Vicenza per raccontare la sua straordinaria storia.
Dal diario di viaggio: “Ho imparato un sacco di cose da quando i chiodi dei miei copertoni si sono piantati in questo ghiaccio per la prima volta. Come muovermi, come pedalare, come risparmiare energie, come nutrirmi e perfino come respirare. Ora riesco a tenere il sacco a pelo asciutto anche per parecchi giorni e gestisco al meglio le riserve di cibo. Ho quasi una routine giornaliera che mi permette di ridurre notevolmente i rischi che posso correre qua su. Come dei rituali faccio le stesse cose tutti i giorni; accendo il fornello, fondo la neve per cucinare, mangio tentando di non perdere le dita delle mani, fondo ancora neve
per avere del the caldo per la giornata, smonto al tenda, salgo in bici e pedalo, pedalo, pedalo, pedalo e pedalo. Quando il sole è steso sull’orizzonte monto la tenda, l’arredo velocemente ed entro come un fulmine nel sacco a pelo per non disperdere il calore eccitato dallo sforzo. Mangio schifoso cibo congelato ma per nulla al mondo abbandonerei il tepore del mio giaciglio. Confido nella stanchezza per svenire in fretta ma prima calcolo meticolosamente la direzione del mio respiro. All’alba tutto come ieri. Si può fare penso, e se la bici non si rompe credo che non mi romperò nemmeno io. Non sono più terrorizzato, e sempre più spesso, fremiti d’euforia controbilanciano il tremare per il freddo. Le temperature sono ancora sotto i -40°C di notte ma il sole mi tiene a battesimo ogni benedetta alba e pedalo immerso in una luce che finalmente un po’ scalda…”.
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