17 Aprile 2020 - 15.53

Mondo dei cavalli: è crisi nera, serve intervento

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È vera crisi per il settore degli equidi, sia per gli allevamenti, che per tutte le attività connesse al mondo dei cavalli.

Il Veneto in questo ambito ha una storia importante, confermata anche da numeri di tutto riguardo: 37859 tra cavalli e pony, da sella, trotto ed oltre 600 da galoppo (con libri genealogici gestiti dal Mipaaf); 13620 asini, 294 tra muli e bardotti, per un totale di 52371 animali.

“Il settore allevatoriale sta vivendo una situazione pesante in generale – spiega il presidente di ARAV, Floriano De Franceschi – ma il comparto degli equidi, in particolare, risente in maniera drammatica della emergenza Coronavirus. Già in crisi da tempo, infatti, per questo settore di nicchia l’emergenza sanitaria rappresenta davvero il colpo di grazia. Le circostanze venutesi a creare determinano conseguenze pensanti sotto diversi aspetti e sarà difficile ripartire senza dei validi aiuti a favore delle aziende interessate”.

In Veneto gli equini sono al centro di quasi 500 attività imprenditoriali, tra stazioni di monta, circoli, maneggi e agriturismi specializzati.

“Numeri significativi – aggiunge De Franceschi – che vanno letti anche considerando l’importante indotto che ruota attorno ad allevamenti di equidi e sport equestri. Gli appassionati, infatti, sono anche amanti del contatto all’aria aperta e, spesso, si spostano per esercitare la propria passione, soggiornando nelle strutture dedicate che il territorio mette a disposizione. La crisi di settore, quindi, a ricaduta si riverbera su un comparto già provato e che alimenta un’economia decisamente importante”.

Conseguenze importanti si registrano, poi, sotto il profilo allevatoriale ripercuotendosi sull’attività delle oltre 111 stazioni di monta attive nel Veneto (11 artificiali e ben 100 naturali).

“Si registra una drastica contrazione dell’attività riproduttiva – conclude De Franceschi – in quanto la crisi economica sta portando gli imprenditori agricoli ad orientarsi verso una diversa scelta, fatta esclusione per le razze pesanti, che rappresentano circa il 5 per cento del totale. A ciò si aggiunge l’azzeramento delle attività di fattoria didattica e di maneggio, con pesantissimi negativi riscontri aziendali. Senza contare, naturalmente, l’allevamento del cavallo da sport equestri, già da tempo profondamente provato. Per la ripresa non sarà certo sufficiente la buona volontà degli imprenditori: occorrono significativi aiuti a sostegno di un settore importante per l’economia, il turismo e la riscoperta stessa dell’ambiente patrimonio della collettività”.

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