CORONAVIRUS (MONDO) – Leader di una setta accusato di omicidio
Il leader di un gruppo religioso al centro della diffusione del coronavirus in Corea del Sud è accusato di omicidio da parte del governo di Seoul, che ha presentato denuncia. In una conferenza stampa tenutasi lunedì, questo guru si è inginocchiato e ha implorato il perdono del popolo coreano.
È responsabile della maggior parte delle persone infette. Il capo della chiesa di Shincheonji di Gesù, descritto come una setta nella Corea del Sud, è accusato di omicidio dal governo della città di Seoul, che ha presentato una denuncia contro di lui e altri undici leader.
La denuncia riguarda specificamente il fondatore del gruppo, Lee Man-hee. E’ venerato come “il pastore promesso” dai suoi seguaci è accusato in particolare di aver violato la legge sulle malattie infettive. Il comunicato stampa della città afferma che “ha rifiutato di sottoporsi a un test” e che ha omesso i nomi di alcuni membri da un elenco presentato alle autorità sanitarie, il che equivale a presentare “informazioni false e ostacolare il lavoro del governo “.
Risultato: è questa setta, che conta 120.000 fedeli a livello nazionale, che è al centro della diffusione del virus. Fu a causa di un devoto di 61 anni, che aveva partecipato a quattro cerimonie religiose mentre era malato, che Shincheonji divenne uno dei principali vettori di Covid-19. Secondo le autorità sanitarie, il 60% dei circa 4.200 casi in questo paese sono collegati a questo gruppo religioso.
Colpe negate dal principale interessato. Prima in modo abbastanza sobrio, attraverso un comunicato stampa che indica che il gruppo ha effettivamente “collaborato” con le autorità. Quindi più drammaticamente. In una conferenza stampa fuori da una chiesa a Gapyeong, a nord-est di Seoul, il leader di questo movimento religioso si è inginocchiato, supplicando la folla arrabbiata di scusarlo. Tra insulti e grida della popolazione, ha dichiarato di voler presentare le sue “sincere scuse al popolo” a nome di “tutti i membri”. La voce tremante, di fronte ai giornalisti che erano arrivati in gran numero, l’uomo di 88 anni ha assicurato che questa diffusione “non era intenzionale” e che aveva fatto “tutti i [suoi] sforzi” per contrastarlo.