25 Febbraio 2025 - 9.06

Alle elezioni tedesche AfD vince ma non sfonda

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Se c’è una cosa che mette a nudo quale sia il diverso “sentiment” che in questa fase divide profondamente le due sponde dell’Atlantico sta nel fatto  che i leader europei si sono affrettati a  congratularsi con Friedrich Merz, ma non il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si è limitato a plaudire alla vittoria dei conservatori, ma non dimenticando di incensarsi: “Questo è un gran giorno per la Germania e per gli Stati Uniti d’America sotto la guida di un gentiluomo di nome Donald J. Trump. Congratulazioni a tutti; molte altre vittorie a seguire”.

Guardate, non mi soffermerò troppo sui freddi numeri, che comunque sono i seguenti: CDU 28,52%, AfD 20,80%, SPD 16,41%, Verdi 11,61%, Linke 8,77%.

Non saranno rappresentati nel Bundestag, perché non hanno superato lo sbarramento del 5%, i Liberali di FDP ed il BSW di Sarah Wagenknecht.

Come accennavo, i numeri di per sé dicono molto, ma non tutto.

E quindi cercherò brevemente di darvi il quadro, almeno quello che vedo io,  della Germania che esce da questo voto politico anticipato.

Inizierei dicendo che la mappa del voto mostra tutti i limiti dell’integrazione tedesca: l’Est depresso e arrabbiato che vota l’estrema destra di AfD, i giovani insoddisfatti che resuscitano l’estrema sinistra della Linke.  

Confermando così le tendenze emerse dagli ultimi sondaggi; vale a dire che i partiti di centro sono in via di erosione mentre le ali estreme si rafforzano. 

Osservo poi che si è trattato del voto più partecipato dalla riunificazione, con quasi l’84% dei tedeschi che è andato alle urne.  

E già questo la dice lunga su come in Germania fosse netta la percezione che si trattava di un passaggio “epocale”.

Dopo di che uno potrebbe anche pensare; ma in fondo il mondo non è crollato, e la  Germania si conferma un Paese che non ama i grandi movimenti tellurici.

Credetemi che non è così, perché questo voto consegna una serie di indicazioni che i partiti tradizionali farebbero meglio a recepire alla svelta, se non vogliono finire a gambe all’aria, e consegnare la prossima volta  il Paese all’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD).

In altre parole la formazione del prossimo governo rappresenta l’ultima possibilità per i partiti centristi di dare una linea a questo Paese, offrendo alle persone un futuro sotto l’ombrello dell’Europa, attualmente messa a ferro e fuoco da Putin e da Trump. 

Se Merz dovesse fallire, credo sia facile prevedere fin da ora che la mappa politica tedesca sarà ovunque quella che già vediamo all’Est, e che rappresenta l’epilogo di un processo ben preciso.

Nei Lander della ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR) infatti, per molto tempo gli elettori hanno cercato una risposta ai loro problemi votando in massa i socialisti della SPD, e successivamente  l’estrema sinistra della Linke. 

Infine, stanchi di vedere l’Est marciare ad un’altra velocità rispetto all’Ovest, si sono gettati nelle braccia di AfD. 

E’ evidente che questo deriva dal fatto che  dopo la caduta del Muro, l’Est ha subito un danno sul piano economico. 

Tutte quelle che erano le industrie statali sono state smantellate, e molte persone si sono ritrovate improvvisamente senza un lavoro;  cosa cui i tedeschi dell’est non erano abituati, perché nella DDR tutti avevano un’occupazione.

A volerla dire tutta, negli ultimi vent’anni, non è  stato fatto molto per rispondere a questo spaesamento, e portare anche l’Est agli stessi livelli dell’Ovest; i  Lander orientali ancora territori poco industrializzati, con un reddito medio più basso rispetto all’Ovest. 

Le persone si sono sentite abbandonate, e con un fenomeno che stiamo vedendo un po’ ovunque in Occidente, dalla sinistra di SPD e della Linke sono approdati agli ex nazisti di AdD.

Dal punto di vista del Governo da formare, osservo che l’Unione Cdu/Csu, guidata da Friedrich Merz, è stata graziata dall’esclusione dal Parlamento dei liberali del FDP e dei rossobruni di Sahra Wagenknecht.

Ciò infatti ha comportato un aumento dei seggi al Bundestag per tutti gli altri Partiti, rendendo così possibile per la CDU il poter cercare una coalizione soltanto con i socialdemocratici dell’SPD.

Guardando la distribuzione dei seggi io credo che, dati alla mano, quella che in Germania è conosciuta come “Grosse Koalition” (fra Democristiani e Socialisti) sia l’unica combinazione di governo possibile.

Certo non sarà facile, ma i socialisti dell’SPD, pur sconfitti (qualcuno ha parlato di Ground Zero della socialdemocrazia) ma responsabili, non credo vogliano passare alla storia come il Partito che ha consegnato la Germania ad AfD.  

La Grosse Koalition darebbe a Merz l’orizzonte di una legislatura piena, in cui provare a rispondere alle richieste emerse così chiaramente dalle urne; affrontare il divario tra Est e Ovest del Paese; dare ai giovani la prospettiva di un futuro; riformare il limite costituzionale al debito, tenendo conto delle criticità evidenziate dalla Linke.

Ma tutto questo non deve far dimenticare che un tedesco su cinque ha messo la croce sul simbolo di Alternative fur Deutschland, che comunque la si veda, è la vera vincitrice di queste elezioni.

Io spero che nella classe politica che bene o male governerà la Germania inizi una seria riflessione su questo tema, meglio su tutti questi tedeschi talmente frustrati da passare sopra persino agli slogan ed ai programmi estremi di AfD.

Per essere più chiaro, sarebbe un errore liquidare circa il 20% degli elettori semplicemente come “nazisti”.

Per il semplice motivo che non è vero: questi provengono dalla CDU, dall’SPD, e persino dall’estrema sinistra. 

E spetta al nuovo Governo, ed a Merz se sarà lui il Cancelliere, riportare la maggioranza di questi elettori nello spettro democratico, mediante politiche convincenti.

Credo che questa osservazione sia ancora più vera per il mondo della sinistra.

Perché penso sia ormai chiaro che le accuse di “fascismo” o addirittura di “nazismo”, gli archi costituzionali, le sentenze della Corte Costituzionale come a suo tempo in Germania, servono a poco, se non sono addirittura contro producenti.

Perché il mondo è cambiato rispetto a quello del secolo scorso, e  la maggior parte della gente ormai non esprime più un voto “ideologico”.

E di conseguenza bisogna realizzare che le destre si battono con la “politica”, non con gli slogan, i cortei o l’indignazione, dei quali la gente, piaccia o non piaccia, ormai se ne frega altamente. 

Detto questo, credo che qualunque vero democratico non possa che tirare un sospiro di sollievo per il fatto che AfD non approderà al governo della Germania.

Non si può dimenticare che AFD non è solo un partito antieuropeista, euroscettico, xenofobo e filorusso. 

E’ un partito che dietro il volto potenzialmente rassicurante di Alice Weidel, un’ex banchiera della Goldman Sachs fidanzata con una donna dello Sri Lanka (vive in Svizzera per questioni fiscali, e ciò non mi sembra tanto positivo per una nazionalista), ha ideologi  che sognano la rinascita di un Volk tedesco etnicamente puro;  esponenti di primo piano del partito, come Björn Höcke, che nel tempo si sono lamentati per la rappresentazione di Hitler come “assolutamente malvagio”; ma anche  il candidato principale del partito per le elezioni europee, che ha dichiarato pubblicamente che non tutti i membri delle SS, le truppe di morte d’élite di Hitler, avrebbero dovuto essere automaticamente considerati criminali.

Concludendo, io credo di poter dire che l’affluenza così elevata certifica che il pericolo dell’estrema destra per il momento  è stato avvertito e sentito più del suo appeal.

Nel senso che è vero che il voto ha premiato sicuramente l’estrema destra e anche l’estrema sinistra, ma la fotografia resta chiara se la si guarda nel suo insieme: e dice, appunto, che i tedeschi non sono ancora pronti a riconoscersi in Alice Weidel e nel suo mondo.

Nell’attuale confusione è comunque un’ottima notizia.

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