Nell’inferno di New Delhi, la città che soffoca sotto una nube tossica: smog record e proteste nella capitale indiana

Una fitta foschia grigiastra avvolge Delhi da giorni, trasformando l’aria in una miscela irrespirabile e aggravando una crisi ambientale che i residenti definiscono ormai insostenibile. Nella metropoli da oltre 34 milioni di abitanti, respirare è diventato difficile: l’aria è più scura, più pesante, irrita la gola e mette a dura prova i polmoni, soprattutto di bambini e anziani.
All’inizio di novembre lo smog si è accumulato attorno a luoghi simbolo come il Forte Rosso, che mostra segni evidenti di degrado. Le sue mura di arenaria, un tempo rosso vivo, stanno diventando nere a causa delle cosiddette “croste” formate da carbonio amorfo e metalli pesanti presenti nell’atmosfera, secondo studi scientifici pubblicati quest’anno. Un rapporto di giugno ha definito il monumento “altamente soggetto al degrado causato dagli inquinanti atmosferici”.
La situazione ha spinto molti cittadini a scendere in piazza. “Voglio solo poter respirare di nuovo”, ha detto Sofie, 33 anni, durante una protesta nei pressi dell’India Gate. Accanto a lei, decine di manifestanti con mascherine e nebulizzatori denunciavano quella che definiscono una mancanza di volontà politica. “Stiamo letteralmente uccidendo i nostri figli”, ha avvertito la pediatra Vandana Prasad, spiegando che vede bambini molto piccoli soffrire di tosse cronica e problemi respiratori.
Secondo IQAir, Delhi continua a figurare tra le città con la peggiore qualità dell’aria al mondo. In alcuni giorni di dicembre l’indice AQI ha superato quota 370, oltre 25 volte il limite raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità, con picchi ancora più alti nelle prime ore del mattino. L’esposizione a questi livelli è considerata pericolosa e può causare gravi danni alla salute.
Il governo locale, guidato dal Bharatiya Janata Party, sostiene di essere intervenuto. Tra le misure adottate figurano pistole antismog sugli edifici, irrigazione delle strade per abbattere le polveri e il monitoraggio dei cantieri. A fine ottobre è stato tentato anche un esperimento di inseminazione delle nuvole per provocare pioggia artificiale e ripulire l’aria. L’operazione, costosa e molto discussa, non ha però dato risultati: secondo gli scienziati dell’IIT di Kanpur, l’umidità atmosferica era troppo bassa perché la tecnica potesse funzionare.
Gli esperti restano scettici. Il Dipartimento meteorologico indiano e altri enti hanno avvertito che, anche in condizioni favorevoli, l’inseminazione delle nuvole offrirebbe solo un sollievo temporaneo, senza affrontare le cause strutturali dell’inquinamento. “È la peggiore scelta possibile”, ha dichiarato l’ex segretario alle Scienze della Terra M. Rajeevan.
Intanto, con il peggioramento della qualità dell’aria da “molto scarsa” a “grave”, sono entrate in vigore misure più rigide del Piano di risposta graduale: scuole elementari in modalità ibrida, sospensione dei cantieri non essenziali, limitazioni al traffico e divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti. È stato inoltre imposto il lavoro da casa per il 50% dei dipendenti pubblici e privati.
La crisi dello smog a Delhi è un fenomeno ricorrente, soprattutto in inverno, alimentato da emissioni industriali, traffico intenso, basse temperature, scarsa ventilazione e dalla combustione stagionale delle stoppie agricole negli stati vicini. Secondo il rapporto 2025 sullo Stato dell’aria globale, nel 2023 l’India avrebbe concentrato quasi il 30% dei decessi mondiali legati all’inquinamento atmosferico.
Una petizione presentata alla Corte Suprema indiana chiede ora che l’inquinamento venga dichiarato emergenza sanitaria pubblica nazionale e accusa le autorità di affidarsi a misure simboliche invece di colpire le fonti principali delle emissioni. Le proteste, nonostante alcuni arresti e dispersioni da parte della polizia, continuano. “Siamo qui perché è nostro dovere far sentire la nostra voce”, ha detto Prasad. “Spero che il governo ci ascolti”.













