Taser o non Taser? Questo è il dilemma

Non so se sia una tara genetica, o una di quelle eredità che ci portiamo dietro da secoli, ma noi italiani sembriamo avere nel DNA il gusto della divisione e della polemica.
Su tutto.
Ci si accapiglia per la squadra del cuore, figuriamoci se non si litiga quando in ballo ci sono temi maledettamente seri.
Uno di questi è la sicurezza.
Eppure dovrebbe essere la base di ogni convivenza civile, un terreno comune.
Invece no: diventa il campo di battaglia preferito della politica, con la destra e la sinistra a rinfacciarsi slogan, come se si trattasse di un derby calcistico.
La domanda che mi faccio da sempre è semplice: possibile che i partiti non riescano a capire che la sicurezza dei cittadini non è un vezzo ideologico, ma una necessità concreta?
Che quella che viene bollata con disprezzo come “deriva securitaria” non è altro che la voce del Sior Piero e della Siora Maria, più preoccupati della loro casa e del loro quartiere che delle dispute filosofiche nei talk show?
È “deriva securitaria” impedire che un anziano, tornato dall’ospedale, trovi la sua casa occupata da abusivi e finisca letteralmente in strada?
È “deriva securitaria” dire che un comportamento violento va fermato, e che chi brandisce un coltello non si convince con carezze e rosari?
Il punto è che, spesso, certa sinistra fa fatica a riconoscere il ruolo cruciale delle forze dell’ordine.
Cosa che invece i progressisti di altri Paesi hanno capito benissimo: se lasci il tema della sicurezza alle destre, hai perso in partenza.
Perché la sicurezza non è una fissazione, è la preoccupazione prioritaria di qualsiasi cittadino normale.
Venendo all’attualità, negli ultimi giorni due persone sono morte dopo essere state fermate dai carabinieri con il taser, uno nell’hinterland genovese, l’altro ad Olbia.
Subito i quattro militari finiscono sotto inchiesta, e subito si riapre il teatrino politico: arma da difesa o strumento di repressione?
Per chi non lo sapesse: il taser è una pistola che rilascia una scarica elettrica ad alto voltaggio e basso amperaggio.
Sia chiaro che non è un giocattolo, ma serve proprio a neutralizzare un soggetto violento senza dover ricorrere alla pistola vera.
E infatti lo usano già polizie di oltre cento Paesi, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia al Regno Unito, dalla Germania alla Spagna, dalla Grecia alla Repubblica Ceca alla Finlandia.
In Italia ne abbiamo in dotazione circa cinquemila.
Che sia a rischio zero è ovvio che no.
Ma se uno scalmanato aggredisce con una bottiglia rotta, un coltello o un machete, e non si riesce a calmarlo e bloccarlo, le alternative realistiche sono solo tre: lasciare che faccia danni a cittadini e agenti, che dovrebbero difendersi a mani nude; sparargli con la pistola vera; usare il taser, peraltro con un protocollo da operetta che obbliga gli agenti ad avvertire prima il malintenzionato: “Attento, adesso ti sparo!”.
Non prendo neppure in considerazione certi commenti dell’on. Ilaria Salis: “Le forze dell’ordine dovrebbero essere formate per tutelare la sicurezza delle persone, limitando al minimo l’uso della forza …”.
Bene, d’accordo, ma come si blocca senza l’uso della forza un ubriaco armato?
Con la meditazione trascendentale?
Il problema vero è che in Italia la gestione della sicurezza resta sempre ostaggio dell’ideologia.
Se un agente usa la pistola, finisce sotto processo. Se insegue un malvivente, rischia un’incriminazione. Se usa il taser, viene comunque indagato.
Risultato? Qualsiasi scelta diventa quella sbagliata.
Qualcuno, fra cui anche dei poliziotti, hanno lanciato l’idea di introdurre il “BolaWrap”, un dispositivo di contenimento a distanza, progettato per immobilizzare temporaneamente un soggetto, attraverso il lancio di un laccio in Kevlar lungo circa 2,5 metri. Alle estremità del cavo sono presenti due ancore con quattro uncini ciascuna, che consentono al laccio di avvolgersi rapidamente attorno alle gambe o al torso del soggetto, impedendogli i movimenti.
Certo potrebbe sembrare la soluzione alternativa alla pistola elettrica. Ma in realtà rispetto al taser cambia poco: perché se il soggeto colpito cade in avanti e batte la testa, va al Creatore lo stesso.
Così, mentre noi litighiamo, la realtà resta lì, dura e semplice: i cittadini vogliono vivere tranquilli, e vogliono che chi li difende sia messo nelle condizioni di farlo.
Finché la politica preferirà i dogmi ideologici al buon senso, la cosiddetta “destra securitaria” potrà continuare a governare senza fatica.
Perché il cittadino medio, al netto delle chiacchiere, non vota contro chi gli dà, o gli promette, sicurezza.













