14 Luglio 2025 - 9.44

La sferzata di Giorgetti sulle Banche

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Umberto Baldo

Banchieri, pizzicagnoli, notai, coi ventri obesi e le mani sudate, coi cuori a forma di salvadanai…..” declamava nel pezzo “Recitativo” del 1968 l’immortale Fabrizio De André.

Non è dato sapere se Giancarlo Giorgetti avesse questa strofa in testa mentre, in collegamento video, venerdì scorso parlava all’Assemblea dell’ABI. Ma qualcosa dev’essere scattato, perché il Ministro dell’Economia ha dato una strigliata memorabile al gotha bancario  nazionale. 

Già perché Giorgetti ha approfittato di questa ghiotta occasione per spiegare all’auditorium, a quel “Parterre des Rois” della Finanza italica, quale debbano essere per lui ed il Governo Meloni il ruolo e la missione dei Banchieri.

Che non è quello di gestire buy back, o distribuire ghiotti dividendi al top agli azionisti delle proprie Banche, bensì quello di erogare credito all’economia reale. 

E lo ha spiegato con poche secche parole: “L’economia non cresce grazie al risparmio in sé, ma quando questo viene raccolto per essere prestato e investito”.

Come dargli torto!

Già perché chiunque abbia un minimo di dimestichezza con Banche, finanza, mercati ed economia, si è accorto da tempo che le Banche negli ultimi anni hanno subito una metamorfosi, nel senso che hanno spostato il loro interesse verso il settore del risparmio gestito, delle gestioni patrimoniali, per far fronte alla caduta dei margini di profitto dovuta al calo dei tassi di interesse.

Anche se, a tal riguardo, io qualcosa da dire ce l’ho sempre avuta; nel senso  che negli anni della fase post covid (quella delle vacche grasse dei tassi per intenderci) ho sempre sostenuto l’immoralità del fatto che le Banche, approfittando dell’aumento dei tassi, abbiano deciso di non condividere gli utili con coloro che lasciavano i loro soldi nei conti correnti, prestandoli a peso d’oro a coloro che ne avevano bisogno, fossero privati od imprese.

In un pezzo del 2023 scrissi testualmente: “…Ci avevo anche ironizzato chiedendomi se sia proprio necessario che i Cda delle Banche paghino a questi Amministratori Delegati milioni e milioni di euro di stipendi e benefit, quando è evidente che negli ultimi mesi per raggiungere certi risultati forse sarebbe bastato quello che in veneto chiamiamo un “casoin”, cioè il titolare di un negozietto di alimentari?”   Perché non servivano certo dei guru della finanza per fare quattro conti della serva:   i soldi che presti alla clientela li dai a tassi di almeno il 5/6% (leggere il Taeg dei prestiti personali per rendersi conto) e comunque superiori al tasso Bce, la riserva obbligatoria presso la Bce ti rende senza fare un tubo il 3,5%, e i soldi dei depositanti che utilizzi non li paghi nulla. E con la famosa “forbice” realizzi trimestrali stellari, addirittura le migliori della storia”.

A onor del vero di questa “anomalia” (per non chiamarla avidità) se ne accorse allora anche Giorgetti quando  rivolgeva ai banchieri un invito che suonava come una minaccia: “aumentate la remunerazione dei conti correnti, oppure vi tasseremo!”

Parole al vento! 

Snobbate dai Banchieri in nome dei  sacri numeri da sbandierare a media e giornali, magari in vista di ulteriori benefit milionari, per loro ovviamente.

Guardate che l’ottima situazione finanziaria attuale di tutte le banche italiane ha origine in quei pochi anni post crisi pandemica; tanto che ora valanghe  di soldi per finanziare Ops, Opa e quant’altro, ci sono, ci sono eccome.

Tornando all’oggi, Giorgetti ha capito che quando sarà finita l’orgia del risiko (dalla quale il Governo avrebbe fatto più che bene a starsene fuori, facendo l’arbitro e non il giocatore in campo) i problemi rimarranno, e lo ha espresso dicendo: “Non ci si può limitare a gestire la ricchezza esistente, bisogna creare nuova ricchezza.   Dal 2011 la capacità delle Banche di erogare credito si è ridotta di un terzo”.

Ma c’è un passaggio, che ho già sottolineato, in cui il Giorgetti-pensiero a mio avviso si è palesato al meglio: “Le banche italiane sono le più attive in Europa su cedole e buyback”.   

I media riferiscono che nel momento in cui ha pronunciato questa frase, in sala sia calato il silenzio, anche perché poi ha aggiunto che una così generosa politica dei dividendi è stata sostenuta dalle garanzie pubbliche sui prestiti, misura che è stata introdotta durante il Covid, e che ha portato lo stato ad avere un’esposizione potenziale di 294 miliardi. 

“Ma da quella fase emergenziale bisogna uscire così come siamo usciti dal Superbonus” (altra stoccata all’Abi che ne aveva chiesto un’estensione) ha insistito il Ministro.

Volendo riassumere, per quanto possibile, questo “monito” del Ministro dell’Economia (che però sono pronto a giocarmi una mano verrà chiaramente snobbato dai Banchieri “con le mani sudate ed i cuori a forma di salvadanai”) io mi esprimerei così: Giorgetti pensa che il banchiere concentrato sul mero conseguimento del profitto e della sua distribuzione nel breve termine, commette lo stesso errore del politico teso al puro conseguimento del consenso elettorale.

In altre parole basta con le banche-pachiderma che ingrassano solo gli azionisti; è ora di tornare al mestiere antico, e nobile, del credito. 

Perché l’economia non cresce col risparmio messo sotto il materasso, ma quando quel risparmio viene prestato e investito.

E, aggiungerei, che in questa fase economica, con i dazi trumpiani che incombono, con una geopolitica impazzita, con un’economia che presenta notevoli problemi ed incognite, e molte imprese in difficoltà o in mezzo al guado, i banchieri concentrati sul mero conseguimento del profitto, e su guerre aperte su un “domino” mirato alla conquista di pezzi della Finanza italiana, si chiamino o meno “salotto buono” non conta una beata minchia, non fanno certo il bene della Nazione.

Qui non si tratta dei “j’accuse” del Ministro, che comunque ha fatto bene a ricordare a Lor Signori che lo Stato ha fatto la sua parte dal lato della finanza pubblica:  oltre che con le già ricordate garanzie pubbliche prestate in occasione del Covid (294 miliardi),  promuovendo una riduzione del deficit e dello spread,  con il conseguente miglioramento del rating. 

Ed è innegabile che le banche siano fra i soggetti che hanno beneficiato maggiormente del miglioramento della Finanza pubblica nazionale (inutile ricordare che la riduzione dello spread si traduce in una rivalutazione degli attivi delle Banche, ed  il miglioramento del rating sovrano si è traslato in upgrade di quello di molti istituti bancari).

Da parte mia ricordo a questi “Signori della Finanza” che quando le Banche sono andate in crisi, o sono addirittura fallite, l’unico “cavaliere bianco” arrivato in soccorso sono stati i “Contribuenti italiani”, con i soldi delle loro sudate tasse, contribuenti che a distanza di anni continuano a chiedersi come mai nessun banchiere si trovi associato alle patrie galere.  

Non è giustizialismo a buon mercato, ma solo normale curiosità!

Alla fine della fiera Giancarlo Giorgetti non ha certo chiesto la luna ai banchieri; ha solo chiesto che ritornino a fare prevalentemente il mestiere per cui sono lautamente pagati; aiutare e supportare l’economia reale, le imprese, il mondo che produce ricchezza.

Perché, é bene ribadirlo, l’economia, il Pil di un Paese non deriva certo dalle consolle dei trader mosse ormai dall’AI, bensì dal lavoro di milioni di persone che si spaccano il culo al freddo o al caldo negli uffici o nelle fabbriche.

Umberto Baldo

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