20 Ottobre 2014 - 13.52

Vicenza, le alluvioni e quei 20 mila ettari saccheggiati

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Che il territorio vicentino, come quello di altre provincie sia stato saccheggiato dalle speculazioni immobiliari (favorite soprattutto dalla Tremonti Bis e dalla poca lungimiranza di investitori e amministratori) è cosa nota. Ma avere ora una misura di ciò che è accaduto negli ultimi 15 anni fa rabbrividire.
Per questo il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, ha richiamato oggi l’attenzione delle istituzioni, impegnate sì, ma non abbastanza per risolvere le criticità derivanti dalle violente precipitazioni che si alternano a periodi devastanti di secca. “La tragedia di Genova dei giorni scorsi -sostiene Cerantola- non va dimenticata come una grandinata colpisce i territori, ma occorre riflettere ed agire, anche nel nostro territorio, ancora estremamente fragile di fronte ai violenti eventi atmosferici ai quali dovremo abituarci”. Una situazione da ascrivere, evidentemente, anche ad un utilizzo improprio del territorio. I numeri sulla disponibilità di Superficie agricola utilizzata (Sau) nel Vicentino fanno rabbrividire. Esaminando i dati degli ultimi due censimenti (2000 e 2010), infatti, il capoluogo berico ha perso ben 19.642 ettari, dei quali 3.313 a seminativi e 16.290 a prati permanenti e pascoli. “Vicenza oggi ha un nuovo presidente della Provincia, Achille Variati – prosegue il presidente Martino Cerantola – profondo conoscitore del territorio berico e certamente in grado di affrontare questo aspetto che richiede di essere affrontato con estrema urgenza, per garantire la sopravvivenza dei nostri luoghi più belli”. Secondo le stime di una recente indagine dell’Istituto nazionale di economia agraria (Inea), la perdita di aree agricole si localizza per il 32% in montagna, per effetto soprattutto di processi di forestazione spontanea conseguente all’abbandono e per il 50% in pianura, dove la perdita di aree agricole è legata ai processi di urbanizzazione. “E non dobbiamo dimenticare – sottolinea il presidente Martino Cerantola – che l’abbandono del territorio da parte degli agricoltori porta con sé conseguenze significative, con in testa i disastri idrogeologici ai quali abbiamo assistito ripetutamente. Coldiretti sta lottando per la salvaguardia del territorio contro le infrastrutture inutili, lo sfruttamento dei terreni per produrre cibo che si intende destinare alla produzione di energia anziché alla sua naturale funzione alimentare. Abbiamo vinto alcune battaglie, tra cui il divieto di disporre pannelli fotovoltaici a terra, ma la strada è lunga ed in salita”. L’appello alle istituzioni è forte: “non imponiamo tagli al nostro futuro ed alla vita dei nostri figli in un territorio afflitto dallo sviluppo cui lo abbiamo sottoposto. Dobbiamo restituire alla natura – conclude il presidente Martino Cerantola – una parte di quanto ci ha dato. Le istituzioni riflettano sull’esigenza di erogare fondi ad hoc per la realizzazione di opere di competenza dei Consorzi di bonifica, in quanto continuare ad agire in emergenza e dopo che i disastri sono avvenuti è certamente più dispendioso e distrugge l’esistenza di intere comunità”.

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