VICENZA – La ‘prostituta suprema’ che scatena la rissa anche in politica

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“Supreme bitch” potrebbe essere tradotto come ‘prostituta suprema’ o ‘cagna suprema’. Il dizionario urbano ci aiuta con questa definizione “Fuckin’ better than a basic bitch. She got her head screwed on right” (che fa sesso molto meglio di una prostituta basica. Ha la testa sulle spalle).
E’ la scritta che campeggia su una t-shirt indossata da una ragazza che appare nelle locandine dell’evento Street Village di Vicenza. Qualcosa è sfuggito di mano agli organizzatori del programma di rivitalizzazione di Campo Marzo e i manifesti sono stati ritirati dopo le vibranti proteste di una parte di Vicenza.
L’evento è in programma nel fine settimana del 18 e 19 giugno prossimi sull’area verde di fronte alla stazione dei treni. A promuoverlo la società «Level event» che ha pubblicato la locandina sulla pagina Facebook e non l’aveva ancora stampata.
Apriti cielo, si è aperta una polemica che ha riproposto un’immagine di Vicenza già nota. Quasi un’etichetta della città. La ‘sagrestia d’Italia’ non può tollerare una campagna di informazione nella quale una donna reca una scritta sulla maglietta di questo tipo, anche se in inglese.
Sì perché con l’inglese può passare quasi inosservata o meglio, può avere un tono che in italiano suonerebbe irrimediabilmente volgare.
Immediate le reazioni. In primis di Adriano Vernau presidente di Festambiente, che critica l’iniziativa anche perché in concomitanza con altri eventi in città tra cui proprio Festambiente e parla di un’immagine di Vicenza irrimediabilmente inquinata. “E’ affidata anche a questo la riqualificazione di Campo Marzo?” dice Verneu. Gli fa eco Stefano Dal Prà Caputo che ha fatto rimuovere la locandina dalla pagina: «E’ una locandina vergognosa – afferma – che richiama al più squallido sessismo».
Qualcuno fa notare che do fronte ai problemi reali di Campo Marzo la questione è assolutamente di lana caprina o comunque poco importante. Una questione che farebbe emergere il bigottismo atavico dei vicentini. Quello ben raffigurato da Alberto Sordi nella trilogia “Il comune senso del pudore” (1976) nel quale la ‘Vicenza bene’ si scagliava di giorno contro le riviste pornografiche nelle edicole e di notte andava a rifornirsi in maniera compulsiva delle stesse riviste. Poco importa se Campo Marzo sia popolato da spacciatori, borseggiatori e se le prostitute (di tutte le età) occupino i viali cittadini, anche in pieno giorno. Poco importa se si trovano siringhe in giro. L’importante è sollevare una polemica su una t-shirt promozionale. Se la stessa virulenza fosse usata contro il degrado reale, Vicenza sarebbe una città scandinava. Qualche arguto lettore fa notare anche l’indifferenza, anche del mondo cattolico, di fronte alle magliette diventate virali nel commercio, con la scritta ‘De Puta madre’, il cui significato non si avvicina nemmeno lontanamente allo Stilnovismo o alle ‘Questioni sui Vangeli’ di Sant’Agostino.
Ampio, leggendo in commenti su Facebook ai vari interventi sul tema, anche il fronte dell’indignazione, ma questo è un po’ il marchio Made in Vicenza.
Piccolo dettaglio: mai come in questo periodo si è parlato così tanto di un evento in Campo Marzo. Se non altro la pubblicità indiretta è efficace.
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