14 Giugno 2015 - 13.04

VENETO- Pd perde pezzi a Vicenza, Veneto al centro della scena politica. E a Venezia..

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di Marco Osti

L’esito delle elezioni regionali, come abbiamo scritto in altra occasione, ha segnato un momento che potrebbe diventare di svolta nel Partito Democratico e nelle scelte di Matteo Renzi e al centro di questo processo c’è il Veneto, che diventa quindi la palestra di un possibile scenario futuro tutto da scoprire.
Il tentativo del presidente del Consiglio di raccogliere consensi nell’elettorato di centro destra, con iniziative che avevano creato più di una incrinatura nei rapporti con la sinistra del suo partito, dal Jobs Act alla riforma elettorale, sembrava avere ottenuto largo successo alle elezioni europee, ma ha trovato una brusca battuta d’arresto in Liguria e Veneto, ma anche, per le dimensioni del risultato ottenuto e per le dinamiche che hanno portato alla vittoria dei candidati del centro sinistra, in Campania, Marche, Puglia, Toscana e Umbria.
Di fatto gli elettori di centro destra hanno dichiarato che finché era in vigore il Patto del Nazareno, e Renzi aveva un accordo con il centro destra, potevano provare a votarlo, ma una volta sciolta questa intesa hanno preferito esponenti originari del proprio schieramento, anche se diviso e sfilacciato.
Il presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico è quindi di fronte al bivio, se proseguire nel suo progetto di partito della nazione e di isolamento della sua sinistra interna, oppure se recuperare un rapporto in via di esaurimento e restituire al suo schieramento una matrice di sinistra riconoscibile.
Ma il tempo non è molto e già iniziano i primi scricchiolii, come dimostra la decisione di sei esponenti del Pd vicentino, Luigi Poletto (già presidente del Consiglio Comunale dal 2008 al 2013), Keren Ponzo (candidata alle primarie legislative nel 2013), Matteo Cocco, Stefano Poggi, Angelo Turato e Gino Zanni di uscire dal partito e di porsi nella condizione di aderire a un progetto di nuova sinistra, moderna e progressista, slegata però dal progetto Pd.
Non è un caso peraltro che questi segnali arrivino dal Veneto, dove le votazioni hanno visto una sconfitta estremamente pesante per il centro sinistra e la candidata Alessandra Moretti, cui spesso abbiamo anche sollevato critiche, ma della quale vanno riconosciuti l’impegno, l’energia e la convinzione che ha manifestato nella campagna elettorale, per partecipare alla quale si è anche dimessa dal ruolo di prestigio di parlamentare europeo.
Di fatto però ha pagato oltre i propri demeriti essere stata identificata come la persona scelta dal partito e da Renzi in persona, subendo il messaggio che l’elettorato ha mandato al presidente del Consiglio.
Il Veneto quindi è simbolo di quanto può accadere a livello nazionale se il centro destra si affidasse a un candidato con grande consenso complessivo come Luca Zaia, che riveste il ruolo di politico del centro destra, non solo della Lega Nord, che non cavalca le derive populiste e fascistoidi di Salvini, che parla anche all’elettorato non di sinistra moderato e che ha una tradizione di buona capacità amministrativa come ministro e come Governatore di una regione.
L’uscita dal Pd dei sei militanti vicentini è quindi la conferma che oggi il Veneto è la palestra in cui si formano i nuovi scenari politici che riguarderanno il futuro, nel Nord in primo luogo, ma probabilmente in tutto il Paese.
E le elezioni comunali di questa domenica ne saranno ulteriore conferma, in particolare guardando a cosa accadrà a Venezia, che diventa la nuova frontiera di un panorama politico in continua e rapida mutazione, in cui le dinamiche in campo sono molteplici e gli esiti possono essere estremamente diversi e pochi quelli prevedibili.

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