13 Giugno 2015 - 9.57

VENETO- La bomba profughi una buccia di banana per Renzi e Zaia

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Il tema dei migranti ancora una volta entra nel dibattito pubblico ed è al centro di una crescente polemica.
Ad accendere l’ennesima miccia è stato il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, con la lettera che ha inviato ai prefetti, per chiedere di “sospendere le assegnazioni di migranti ai comuni lombardi, in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di legalità e sicurezza”.
Una iniziativa, che fa seguito a dichiarazioni con cui i governatori del Veneto e della Liguria, Luca Zaia e Giovanni Toti, hanno sostenuto che i loro territori sono ormai al limite della possibilità di accoglienza.
Naturalmente il leader della Lega Nord Matteo Salvini non ha esitato a sostenere la richiesta e ha anche pubblicato i numeri dei prefetti in questione, invitando le persone a contattarli per fare pressione in merito.
Il messaggio di Maroni trova quindi un consenso nel nord governato dal centro destra e non è casuale che arrivi, su un tema sensibile come l’immigrazione, proprio alla vigilia dei ballottaggi alle elezioni comunali, inserendosi con forza nell’ambito della campagna elettorale.
Allo stesso tempo però è il segnale che sul tema immigrazione il Governo appare latitare e non si prospettano soluzioni concrete che possano contenere il crescente malessere, per una situazione che resta irrisolta e rischia di condizionare in modo pesante il dibattito politico dei prossimi mesi, aldilà della sua effettiva portata.
Va infatti specificato che gli immigrati in Italia, distribuiti sul territorio nazionale nei centri appositamente istituiti, in attesa di verificare se hanno i requisiti per essere accolti come rifugiati o perseguitati, sono al momento circa 75 mila e la Lombardia ne ospita intorno ai 6.500, a fronte ad esempio dei 16.000 presenti in Sicilia.
La Lombardia è comunque la terza regione per numero di immigrati ospitati, ma ne fa registrare 66,7 ogni 100 mila abitanti, mentre regioni come il Molise arrivano a 396,8 per 100 mila abitanti, la Sicilia 314,2, la Calabria 240,8.
Insomma non stiamo parlando dell’invasione che tante volte viene paventata e certamente non è nelle regioni che denunciano con più forza il problema che si registra la maggiore e più pesante destinazione di immigrati, considerando anche la situazione di Liguria e Veneto, che ne accolgono rispettivamente 90 e 60,42 ogni 100 mila abitanti.
La richiesta di Maroni, di non vedere assegnati altri migranti ai propri territori quindi non risolve il problema, ma anzi lo vuole semplicemente spostare da un’altra parte, sostenendo che la situazione non sia più gestibile, quando ci sono regioni, soprattutto al centro sud, peraltro anche meno ricche, che sopportano sacrifici peggiori.
Un modo di lasciare altri ad affrontare le questioni, che ripercorre peraltro lo schema che già Maroni seguì quando da ministro dell’interno sostenne la politica dei respingimenti, che di fatto lasciava i migranti, tra cui quindi anche profughi e rifugiati politici che dovremmo accogliere per le convenzioni internazionali, nelle mani di chi gestisce i traffici in Libia.
Allora c’era Gheddafi a fare il gendarme.
Oggi non c’è più e il problema non a caso si ripropone.
Naturalmente l’obiezione facile è che Gheddafi non andava destituito, ma comunque la sua dittatura non poteva essere eterna e prima o poi la politica del rimando di Maroni, e del Governo di centro destra di allora, avrebbe portato al ripetersi delle criticità, come puntualmente avvenuto.
Oggi Maroni ha facile gioco a sostenere dall’opposizione quello che vuole, fingendo di dimenticarsi di essere stato dove poteva risolvere il problema e non l’ha fatto.
Del resto trova anche un terreno fertile nella sostanziale immobilità di Renzi rispetto alla questione, che oltre a chiedere un sostegno internazionale non ha fatto molto e conferma la sua impostazione di governo, che lo porta sistematicamente a stare lontano dai problemi più spinosi e dai cittadini che ogni giorno li devono affrontare.
Con il consueto atteggiamento un po’ infastidito di chi considera queste situazioni come ostacoli inutili nel suo inarrestabile progetto di sviluppo e di cambiamento del Paese.
La verità è però molto più semplice e i cittadini lo sanno.
La questione immigrazione è un vero e concreto problema, che ricade ogni giorno sulla vita quotidiana delle persone e necessita di soluzioni effettive.
Per trovarle non servono il disinteresse altezzoso o le spicciole speculazioni politiche fini a se stesse.
Serve un lavoro politico e diplomatico attento, continuo e insistente, per coinvolgere gli altri Paesi nella soluzione di un problema che non potrà mai essere affrontato ed eliminato dalla sola Italia.
Serve una politica europea che altri Stati non vogliono condividere e devono essere portati a farlo sotto la spinta di una insistenza pervicace, che costringa il Vecchio Continente a occuparsi del dramma di bambini, donne, uomini che sfuggono alla fame e alle guerre per cercare un posto dove vivere in pace.
Serve coraggio e umiltà e umanità per solo immaginare cosa possono provare e farli sentire ancora persone, garantendo e restituendo a ognuno la loro dignità di esseri umani.
Ci sarà tra chi arriva sulle nostre coste chi non merita di restare, chi vuole approfittarsi di una situazione, ma solo insieme, unito il popolo europeo li può isolare, valorizzando invece chi vuole integrarsi e contribuire allo sviluppo dei nostri Paesi, considerando il contributo indispensabile per molte economie che gli immigrati sanno offrire.
La questione dei flussi migratori esiste da quando esiste l’umanità e in un mondo complesso e globalizzato come l’attuale è un problema serio e complicato, per risolvere il quale servono impegno e volontà e azioni serie e complicate e responsabili.
Certamente non servono la demagogia di Maroni e l’indifferenza di Renzi.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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