28 Febbraio 2022 - 10.00

Ucraina: la prima guerra in diretta Internet

di Umberto Baldo

Il 17 gennaio di 31 anni fa iniziò l’operazione Desert Storm. Mi riferisco ovviamente all’invasione dell’Iraq da parte della coalizione internazionale, che rappresentò sicuramente nella storia dell’umanità il primo esempio di conflitto documentato dalla diretta televisiva.
Fu in particolare la CNN, con il suo inviato di punta Peter Arnett, a trasmettere in tempo reale, con un’antenna satellitare che adesso sarebbe un pezzo da museo, quelle cronache di guerra che hanno fatto la storia della televisione.
Sono ancora vive nei ricordi quelle immagini verdi, e quei i lampi chiari delle scie dei missili Scud dell’Iraq contro i Patriot della coalizione, che li abbattevano in volo prima dell’impatto sugli obiettivi, e le fiamme che si alzavano dai pozzi di petrolio incendiati da Saddam Hussein per ritorsione.
Non è che gli attori oggi siano cambiati: i militari, i carri armati, gli aerei e gli elicotteri, le bombe, i missili, sono sempre quelli, anche se più moderni!
La vera novità di questo conflitto in Ucraina è però Internet, e gli smartphone, che consentono ad ogni cittadino di diventare un piccolo Peter Arnett, trasmettendo in diretta quello che succede sul campo.
Tutto questo fa sì che mai come in questa guerra tra Russia e Ucraina i social network, nel bene e nel male, siano i nuovi veri protagonisti.
Il loro coinvolgimento è totale, e si calcola che negli ultimi giorni sui social come Twitter, Facebook, Tiktok e Istagram, ci siano state più di venti milioni di interazioni e post riguardanti la crisi. Non si contano fotografie, cronache dell’invasione, video e testimonianze.
Ovviamente ciò cambia notevolmente le modalità con cui viene fatta informazione, in quanto consente ai media, ed alla televisione in particolare, di riferire in diretta ed in tempo reale ciò che sta avvenendo, con la partecipazione attiva di chi in quel momento si trova nei luoghi della guerra.
Devo confessarvi che mi sono chiesto fin dal primo minuto dell’invasione perchè la Russia non abbia oscurato la Rete ed i social.
Perchè cioè non abbia impedito la diffusione di immagini francamente scioccanti, e quindi sicuramente poco producenti per Mosca, come il carro armato che schiaccia un’autovettura, o il condominio colpito da un missile, o i cittadini ucraini stipati nei rifugi antiaerei.
O il diffondersi di vere e proprie fake news, spesso costruite ad arte, come la fuga del Presidente Zelenski, poi smentita della realtà, le foto dei piloti donne ucraine, fra l’altro tutte piuttosto “ben fornite”, o immagini di contraerea prese da un videogioco, o quelle di soldati ucraini che preparano lanci di gas tossico sulla popolazione del Donbass, o la falsa notizia della diffusione di telefonini-bomba da parte dei russi, rilanciata addirittura dalla Rai.
Onestamente non sono riuscito a darmi una risposta, perchè sappiamo tutti che tagliare le reti di comunicazione è la prima mossa per accecare il nemico, e rendergli più difficoltosa la difesa.
Forse Putin riteneva che la guerra sarebbe stata talmente veloce da rendere inutile tale iniziativa?
Forse non voleva inimicarsi del tutto gli ucraini, in vista di una riappacificazione che potrebbe seguire alla “guerra lampo”?
Forse ha scelto di lasciar funzionare i social per permettere ancora le comunicazioni istituzionali ucraine nel caso venisse pronunciato il cessate il fuoco con l’accoglimento delle richieste di Mosca?
Potrebbe anche essere che i russi ci abbiano provato, ma non ci siano riusciti.
Probabilmente non lo sapremo mai, ma resta il fatto che di tutto può essersi trattato, tranne di una “dimenticanza”.
Ma un’ulteriore novità degli ultimi giorni è che in questa guerra è entrato un altro soggetto, che non ha bandiere né vissilli, né fucili né cannoni, ma solo “tastiere e video”.
In modo altisonante si potrebbe dire che lo “Stato indipendente di Anonymus” ha dichiarato guerra a Putin e alla Russia.
Sappiamo tutti che dietro questa sigla si nasconde un collettivo di hacker la cui identità è del tutto sconosciuta, ma già noto alle cronache per le sue imprese a danno di siti istituzionali, Governi, multinazionali, e altri “santuari del potere”.
La “dichiarazione di guerra” è stata fatta in un video di oltre tre minuti diffuso sui suoi canali social, in cui vengono riportati i motivi dell’operazione denominata “OpRussia”, e con cui Anonymus promette di non restare inattivo mentre le forze russe continuano a uccidere persone innocenti. Il messaggio è rivolto anche a tutti i soldati russi, a cui viene chiesto di deporre le armi e di ritirarsi dall’Ucraina, in quanto “i crimini di Putin non devono essere anche i loro”. Gli hacker si propongono inoltre di aiutare a fornire informazioni valide al popolo russo sulle “folli” azioni di Putin, e anche di supportare gli ucraini, cercando di mantenere aperti i canali di comunicazione, tenendoli al riparo da “occhi indiscreti”.
Immediato il passaggio dalle parole ai fatti !
I primi attacchi sono stati registrati nelle ore immediatamente successive all’invasione.
Prima gli attivisti hanno reso irraggiungibile il sito del Cremlino e quello della Duma. Poi hanno cominciato ad attaccare altri obiettivi, compreso il sito del ministero della Difesa russo. Attacco confermato dal portavoce del governo Dmitry Peskov all’agenzia di stampa russa Tass, che ha parlato di un virus che ha bucato i software, e ha rubato e diffuso tutti i dati dei dipendenti del ministero: nomi, numeri di telefono, indirizzi email.
In contemporanea è stata violata anche l’Agenzia spaziale russa.
L’ultima azione riguarda la tv di stato russa: gli hacker sono entrati nel sistema dei canali e hanno trasmesso, al posto dei programmi in palinsesto video, immagini della guerra e canzoni ucraine.
Per chi se ne intende, Anonymus ha utilizzato virus conosciuti come DDoS, che funzionano inondando un determinato sito web di traffico fake fino a interromperne il servizio.
Sicuramente l’internazionale degli hacker continuerà ad intromettersi nelle reti informatiche russe, disturbandole, rendendole momentaneamente inutilizzabili, o carpendo dati sensibili.
Non resta che prendere atto che, com’era prevedibile, nella guerra moderna l’informatica sarà sempre più determinante.
Non meraviglia quindi se in Ucraina alla battaglia sul terreno, fatta di bombardamenti e spari, si affianca quella cyber di Anonymus, e quella dei social media e degli smartphone, popolata di attori armati solo di un device e di un profilo Facebook.
E’ anche questo un segno dei tempi!
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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UNICHIMICA

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