Tuo figlio ha un amico immaginario? Ecco quando preoccupartene

Anche tu potresti aver avuto un amico immaginario da bambino. Non sarebbe insolito: secondo una meta-analisi americana del 2021 pubblicata su Sage Journals, circa il 65% dei bambini crea un compagno invisibile, che può assumere le sembianze di un amico, un animale, un personaggio o persino un oggetto.
Alternativa simbolica alla classica coperta di conforto, l’amico immaginario è uno strumento di proiezione. Come spiega lo psicologo clinico Adrien Blanc a France Inter, si tratta di un personaggio inventato che aiuta il bambino a mediare tra realtà e vissuto interiore, fungendo spesso da “ponte” durante fasi di crescita o cambiamento.
Una fase normale dello sviluppo
Non c’è motivo di allarmarsi, assicurano gli esperti. “Avere un amico immaginario è perfettamente sano e naturale”, afferma la psicologa Aline Nativel Id Hammou. Colpisce in particolare i bambini tra i due e i sette anni, e può essere un segno di equilibrio psico-affettivo.
L’amico immaginario sostiene il bambino nella graduale scoperta della realtà, stimola la creatività e lo aiuta a elaborare emozioni complesse. “Verbalizzandole, il bambino riesce a regolarle”, spiega la psicologa. In più, si sente compreso e riesce a prendere le distanze da situazioni che non sa ancora interpretare.
In momenti delicati – un trasloco, un lutto, un cambiamento familiare – l’amico immaginario diventa una presenza preziosa. “È come una coperta di conforto, ma ancora più potente”, riassume la psicologa Brune de Bérail in un’intervista a Madmoizelle. Un vero e proprio avatar emotivo creato per superare incertezze o solitudine.
Quando l’immaginazione sfugge al controllo
Ma quali sono i segnali che dovrebbero far scattare un campanello d’allarme? Se l’amico immaginario occupa un posto fisso a tavola, viaggia in macchina o viene utilizzato per evitare responsabilità, è bene porre dei limiti chiari. “Dobbiamo riconoscerne l’importanza, ma senza dargli una consistenza reale”, avverte Aline Nativel Id Hammou.
La psicologa Emmanuelle Rigon, autrice di Les enfants hypersensibles, invita a vigilare soprattutto quando l’amico immaginario diventa un alibi per sfuggire alla realtà o ostacola la socializzazione, ad esempio se il bambino evita il contatto con altri coetanei e comunica solo con il suo compagno immaginario.
Più preoccupanti sono i casi in cui l’amico immaginario assume connotazioni ostili o minacciose. “Se il bambino piange o si spaventa per colpa sua, è il momento di chiedere aiuto”, afferma Rigon. Anche la presenza simultanea di più amici immaginari può indicare un senso profondo di abbandono o una difficoltà a restare ancorati alla realtà.
Infine, se l’amico immaginario diventa il canale principale per esprimere dolore o rabbia, è opportuno rivolgersi a uno psichiatra infantile, specie in presenza di altri segnali di sofferenza emotiva.
In sintesi, la presenza di un amico immaginario è spesso sana e benefica, ma come ogni aspetto dello sviluppo infantile, va osservata con attenzione e accompagnata con delicatezza.













