Trump e il colpo mortale al Made in Italy: la guerra alla pasta italiana fa il giro del mondo

La notizia ha fatto il giro del mondo: il prestigioso quotidiano britannico The Guardian ha dedicato un’analisi approfondita agli effetti della cosiddetta “guerra alla pasta” lanciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Secondo il quotidiano, la minaccia di dazi fino al 92% sui principali produttori italiani sta mettendo in difficoltà non solo le grandi aziende, ma anche piccole realtà a conduzione familiare che rappresentano l’anima del Made in Italy.
Antonio Rummo, nipote di sesta generazione del fondatore di Pasta Rummo, storico marchio di Benevento nato nel 1846, racconta lo shock dei produttori italiani: “La domanda di pasta di qualità negli Stati Uniti è in crescita e il nostro marchio ha registrato un rapido sviluppo negli ultimi sei anni. I nuovi dazi rischiano di fermare tutto questo”.
L’allarme riguarda anche altri storici marchi come La Molisana e Garofalo, presi di mira dall’indagine del Dipartimento del Commercio Usa sulle presunte pratiche di dumping. Per associazione, sotto accusa sono finiti altri 11 grandi produttori, tra cui Barilla e Pasta Rummo, mettendo a rischio esportazioni che nel 2024 hanno superato i 4 miliardi di euro, con gli Stati Uniti tra le principali destinazioni.
Le aziende italiane temono l’impatto dei dazi, previsti per gennaio, che potrebbero raddoppiare il prezzo della pasta in America e costringerle, secondo le intenzioni di Washington, a produrre direttamente negli Stati Uniti. La Molisana e Garofalo hanno smentito ogni ipotesi di spostamento dei propri stabilimenti: “Siamo a Gragnano dal 1789 e non ci trasferiremo”, ha dichiarato Emidio Mansi di Garofalo.
Sul fronte politico, il governo Meloni e la Commissione Europea stanno facendo pressione su Washington affinché rinunci ai dazi. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha definito l’attacco “iperprotezionista”, mentre Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, lo ha definito un “colpo fatale” per la pasta italiana. Prandini evidenzia come il mercato statunitense sia già pieno di prodotti che imitano i marchi italiani, creando un danno complessivo stimato intorno ai 40 miliardi di euro solo negli Stati Uniti.













