4 Ottobre 2023 - 17.26

Strage del bus: 21 morti. L’ad della società del bus: “Quel guard rail sembrava una ringhiera”. Manovra azzardata o malore?

AGGIORNAMENTO ORE 17 –

ono due le ipotesi al vaglio della magistratura veneziana, che sta indagando sulla caduta del bus dal cavalcavia di Mestre; una manovra azzardata, con l’affiancamento a un altro bus e un guardrail vecchio; oppure, sommato a questo, un malore dell’autista che non è riuscito a controllare il mezzo, poi precipitato.

– APERTA UN’INDAGINE CONTRO IGNOTI La Procura della repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo per ora contro ignoti, con l’ipotesi di reato di omicidio stradale plurimo. Il Procuratore capo Bruno Cherchi ha precisato che sono stati posti sotto sequestro il guardrail, la zona di caduta del bus e la carcassa del mezzo, con la ‘scatola nera’ “che sarà esaminata – ha rilevato – solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile”.

 – IL VIDEO CON LA CADUTA DELL’AUTOBUS Sembra comunque da escludere un urto o una manovra per evitare un mezzo che tagliava la strada. Nel pomeriggio è stato diffuso un video tratto dalle telecamere di sicurezza della “Smart control room” del Comune di Venezia. Si vede l’autobus scendere la rampa del cavalcavia, quindi affiancare un altro bus che indica con la freccia di svoltare a sinistra, ‘sparire’ alla vista ma poi si nota che piega verso destra e cade dal bordo della carreggiata. L’altro bus accende le luci dei freni e le quattro frecce di emergenza.

LA ‘STRISCIATA’ DI 50 METRI CONTRO IL GUARDRAIL Il Procuratore di Venezia ha escluso il ‘contatto’ con altri mezzi: “La dinamica – ha riferito – ha visto il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo. Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi. Non si è verificato alcun incendio, né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio, che hanno provocato fuoco e fumo”. Anzi, proprio l’altro bus ha chiamato i soccorsi, e l’autista ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato.

– SALVINI PUNTA IL DITO SULLE BATTERIE Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini esclude un “problema di guardrail”, e ha puntato il dito sulle batterie elettriche del bus, che “prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo”.

– L’AUTOPSIA SULL’AUTISTA L’attenzione degli investigatori si accentrerà dunque su un eventuale malore dell’autista del bus, Alberto Rizzotto, per cui verrà disposta l’autopsia, assieme all’esame del suo cellulare “e di quanto possa permettere di dare certezze su quanto è accaduto”, ha aggiunto Cherchi. Quanto alle condizioni dell’autista il direttore operativo della compagnia La Linea assicura che “stava guidando da tre ore e mezzo, peraltro non continuative” e che “non era certo stanco: Non lavorava dal giorno prima, quindi aveva goduto abbondantemente delle ore di riposo previste”. ANSA

AGGIORNAMENTO ore 14 –

“Dai video il guard rail sembra una ringhiera, le immagini dei filmati che abbiamo visionato mostrano il pullman che si appoggia alla protezione che è quasi una ringhiera“. Così all’ANSA l’amministratore delegato de La Linea, Massimo Fiorese, sollevando dubbi sul guard rail a protezione del cavalcavia di Mestre che il pullman ha sfondato precipitando. La Linea è l’azienda di trasporto che svolgeva questo servizio dedicato ai turisti tra il camping di Marghera e Venezia.

   “C’è una telecamera fissa di cui i vigili hanno scaricato le immagini e si vede il pullman che procedeva molto lentamente. Noi poi abbiamo anche i sistemi di rilevamento satellitare mentre la ‘scatola nera’ del bus ce l’ha il magistrato” racconta l’ad di La Linea Massimo Fiorese.
Ricorda che poi c’è “una telecamera fissa sopra il cavalcavia di cui ha visto solo frammenti di immagine: si vede l’autobus che a una velocità minima si appoggia su un guard rail che purtroppo non è un guard rail ma una ringhiera”.

   “In questo casi – sottolinea – è colpa di tutto e di niente perché non è stato il guard rail che è andato addosso all’autobus”. Fiorese aggiunge: “però sicuramente quel guard rail…..tanto è vero che mi sembra che lo stanno sostituendo e ci sono i lavori in corso, giusto poco prima”.

    “Nel progetto da oltre 6 milioni di euro di rifacimento del cavalcavia erano compresi anche un nuovo guard rail e la modifica del parapetto”. Lo chiarisce all’ANSA l’assessore comunale ai trasporti Renato Boraso dopo che stamane Massimo Fiorese, l’ad di La Linea, la ditta di trasporto coinvolta nell’incidente di Marghera aveva parlato del fatto che il pullman elettrico, del peso di 13 tonnellate, dalle riprese video sembrava “appoggiarsi ad un guard rail che è quasi una ringhiera”. 

ORE 13 – Un video della ‘Smart control room’ del Comune di Venezia ritrae il bus de La Linea nel momento in cui precipita dal cavalcavia di Mestre. La telecamera è puntata alla base della rampa che da Mestre porta a Venezia, e ritrae la sommità del cavalcavia, nel tratto in discesa verso la
bretella per l’autostrada A4. Si nota il bus affiancarne un altro, presumibilmente fermo al semaforo che piega a sinistra, verso Marghera, e che ha la freccia inserita. Subito dopo si nota il mezzo piegarsi e cadere, mentre l’altro aziona improvvisamente lo stop. Non si intravvedono altri veicoli davanti a essi.

ORE 9 – È di 21 morti – fra i quali due bambini,  un neonato di pochi mesi e un 12enne, nonché una ragazza minorenne –  e 15 feriti il bilancio ufficiale della tragedia avvenuta a Mestre, secondo quanto riferito all’ANSA da Paolo Rosi, coordinatore del Suem 118 Veneto. Non ci sono stati nuovi decessi nella notte tra i feriti, portati negli ospedali della regione. Quattro di essi, in terapia intensiva, non sono ancora stati identificati. I quattro feriti più gravi sarebbero tutte persone maggiorenni, tra i 20 e i 30 anni. Secondo quanto si apprende, tre sono ricoverate in Rianimazione all’ospedale dell’Angelo di Mestre e uno a Dolo.  Tra le 21 vittime, sono 7 quelle che hanno già un nome certo. Oltre a queste c’è una donna austriaca che si ritiene sia la mamma di due bambine, di 13 e 3 anni, ricoverate a Treviso, in condizioni non gravi. Le vittime sono di diverse nazionalità. A bordo c’erano anche cittadini ucraini, tedeschi, francesi e croati. Stamane, il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko ha confermato che cinque ucraini sono rimasti uccisi e tre feriti nell’incidente.

L’autista era italiano e risulta tra le vittime. Tra le prime ipotesi sulle cause forse un malore di chi era al volante .La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo. Nelle prossime ore saranno analizzate le immagini delle telecamere di sicurezza puntate sul cavalcavia, per capire meglio la dinamica dello schianto.

 E intanto è stata riattivata la circolazione sul raccordo che dalla zona industriale di Marghera porta all’autostrada A4, dove ieri sera è precipitato il bus dal viadotto del cavalcavia di Mestre.   La zona è stata ripulita ed è ripreso il passaggio di veicoli, soprattutto camion, che dalla zona industriale di Porto Marghera vanno verso l’autostrada A4.”Dai primi rilievi non ci sono segni di frenata – dice il comandante della Polizia municipale di Venezia, Marco Agostini accorso sul luogo dell’incidente – il malore del conducente è un’ipotesi”. Per chi era a bordo difficile avere scampo, il bus si è infatti incendiato: le fiamme si sono propagate dopo il terribile impatto, forse generate dall’esplosione del serbatoio del pullman che conteneva metano e poi alimentate dallo stesso gas. I vigili urbani parlano di ‘bus elettrico’, dunque il mezzo probabilmente era ibrido. Il bus Ncc nuovo di zecca, noleggiato per un servizio di navetta dal campeggio Hu di Marghera per i suoi ospiti, trasportava una quarantina di turisti. I vigili del fuoco hanno lavorato contro il tempo per spegnere le fiamme che non hanno reso agevoli i soccorsi. Sul posto sono subito state fatte convogliare le ambulanze di tutto il territorio, decine le auto delle forze dell’ordine. L’Usl 3 di Venezia ha attivato il protocollo delle “grandi emergenze” che prevede la messa a disposizione di tutti i pronto soccorso degli ospedali ed il richiamo al lavoro di personale di rinforzo. La dinamica è ancora da accertare ma dai primi rilievi emerge che il bus è precipitato da oltre dieci metri, un volo dopo avere urtato violentemente la doppia barriera di protezione del cavalcavia della bretella che da Mestre porta verso Marghera e l’autostrada A4. Il pullman ha sfondato la prima protezione fatta da un guard rail e la seconda barriera in metallo che delimita il passaggio pedonale. Poi si è schiantato giù, capovolgendosi, e finendo tra un magazzino e i binari della stazione di Mestre incendiandosi. l sindaco Brugnaro proclama il lutto cittadino per “l’immane tragedia che ha colpito questa sera la nostra comunità e in memoria delle numerose vittime che erano nell’autobus caduto. Una scena apocalittica, non ci sono parole”. Ora è il tempo del dolore. Ma gli inquirenti sono già al lavoro per capire le cause. La polizia stradale sta effettuando i rilievi: c’è da verificare la traiettoria della caduta, le condizioni del manto stradale. Segni di frenata sull’asfalto pare non ce ne siano. E per ora il malore sembra l’unica spiegazione ad una tragedia inspiegabile.

Il procuratore Cherci, oggi faremo gli esami medico-legali

Il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi ha detto che un riesame di quanto accaduto al pullman sarà fatto oggi. “Noi allo stato non siamo in grado di fare una ricostruzione precisa degli avvenimenti”, ha detto, rimandando alle prossime ore ulteriori commenti.

    “Oggi disporremo un’attività medico-legale – ha poi aggiunto – sia per attività ordinaria di controllo sia anche perché possiamo immaginare che vi sia qualche soggetto privo di documenti e dobbiamo provvedere ad acquisire tutti gli elementi necessari per l’identificazione”. Il mezzo nel frattempo è stato sequestrato. 

    E il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Mauro Luongo, ha spiegato da parte sua che “l’estrazione delle persone è stata complicata”, mentre le bare con le salme delle vittime dell’incidente man mano venivano portate via a bordo di alcuni furgoni della Protezione
civile.

   Luongo ha raccontato che il pullman “era abbastanza pieno: abbiamo contato 39 persone, tra cui anche qualche minore”.  Si è trattato
di un’operazione complessa. “Tra le difficoltà il fatto che il pullman era elettrico – ha sottolineato – quindi con le batterie. Purtroppo hanno preso fuoco con l’impatto. Le batterie hanno delle criticità quando sono calde. Ecco perché le operazioni sono state un po’ più lunghe per rimuovere il mezzo”

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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