14 Agosto 2023 - 8.35

“Ronaldo val bene un segno di croce!” Gli arabi si comprano l’Europa: diventeremo tutti mussulmani?

La scena è di quelle cui in Europa siamo abituati da sempre.
C’è Cristiano Ronaldo, il mitico CR7, che batte un rigore al 75°, mette il pallone in rete, e sfoga la sua esultanza correndo verso la bandierina con il solito sguardo da dominatore, piroetta con atterraggio da superman e muscoli in vista, e prima di decollare con il consueto “Siuuuuu” si fa il segno della croce, fulmineo ma leggibilissimo.
Vi stare chiedendo: cosa c’è di strano?
Niente, se tutto questo fosse avvenuto a Parigi, Madrid, Roma o in qualsiasi dei nostri stadi.
Per noi è normale vedere calciatori che entrano nel terreno di gioco facendosi il segno della croce, e spesso anche dopo un gol.
Ma non è normale invece dove attualmente gioca Cristiano, vale a dire in Arabia Saudita.
Già perché Ronaldo è uno dei tanti campioni del football (Benzema e Koulibaly solo per citarne un paio) che hanno deciso di chiudere la propria carriera fra le sabbie infuocate della penisola araba, in cambio di montagne di soldi.
E hai voglia a definirli mercenari, perché Ronaldo ti farebbe certamente notare che nessun club europeo sarebbe disposto a pagargli 200 milioni di dollari (si avete letto bene 200milioni) per giocare fino al 2025.
Gli altri colleghi che lo hanno seguìto non prendono certo queste cifre, ma comunque incassano bei milioni, soprattutto considerando che sono quasi tutti non più giovanissimi.
Possiamo discutere fin che vogliamo, ma è ormai evidente che il calcio è sempre più condizionato dai soldi, e di soldi gli arabi (Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti) ne hanno a disposizione una valanga, con la quale si sono comprati squadre titolate come il Paris Saint Germain, e le due formazioni di Manchester.
L’Arabia Saudita in particolare ha elaborato una strategia che si chiama “Saudi Vision 2030” con la quale, investendo appunto nel calcio con proposte fuori mercato ai nostri giocatori, intende da un lato diversificare la propria economia sviluppando settori terziari, e dall’altro ripulire tramite il marketing l’immagine del Paese.
Non c’è alcun dubbio che il calcio mondiale si sia consapevolmente consegnato ai grandi capitali arabi, finendo per assomigliare sempre più ad uno show business piuttosto che ad uno sport, e non a caso ve ne avevo già parlato lo scorso 16 giugno in un pezzo dal titolo “Il Qatar si compra l’Europa! Dopo il PSG ora è la volta del Manchester United”.
Ma torniamo a CR7 ed al suo segno della croce.
Come vi dicevo, con quel rigore trasformato Ronaldo ha consentito all’As Nassr FC di Riad (la sua squadra) di battere gli iracheni dell’Al-Shorta, e di conquistare così la possibilità di giocare la finale della King Salman Cup, l’equivalente della Champions araba, contro la formazione dell’Al Hilal.
Per inciso questa finale di lusso, che ha visto Milinkovic-Savic e Koulibaly da una parte, e Cristiano Ronaldo, Mané, Brozovic, Fofana, Telles dall’altra, si è giocata sabato pomeriggio, e l’Arab Cup è stata vinta proprio dall’As Nassr con una doppietta decisiva di CR7.
Va segnalato che, nel percorso dell’Al Nassr verso la finale della Champions araba, Ronaldo ha fatto quello che gli riesce ancora benissimo, segnare gol: dopo essere rimasto a secco nello 0-0 all’esordio contro l’Al Shabab, il 38enne portoghese ha segnato una rete in ognuna delle quattro partite successive contro Monastir, Zamalek, Raja Casablanca e Al Shorta in semifinale.
Ma perché quel segno della croce è diventato virale sui social, con migliaia di utenti che hanno sottolineato la “stonatura” del pluricampione?
Semplicemente perché in Arabia Saudita è vietata qualsiasi espressione pubblica della fede cristiana.
E così non solo i non musulmani non sono autorizzati a pregare in pubblico, ma è vietato loro anche la promozione o l’esposizione di oggetti afferenti la propria religione, come libri o altri simboli, in primis ovviamente il crocifisso.
E non sono neanche teneri, perché chi contravviene a queste disposizioni e fa uscire il proprio credo dalla sfera privata, può essere accusato di fare proselitismo della propria religione.
Emblematico al riguardo è quello che accadde una decina di anni fa a Riad, dove un calciatore colombiano, Juan Pablo Pino, fu arrestato in un centro commerciale perché la sua maglietta smanicata permetteva di vedere un tatuaggio di Gesù sulla sua spalla. Pino all’epoca giocava proprio nell’Al Nassr, l’attuale squadra di Ronaldo.
La vista del tatuaggio aveva provocato gli insulti di alcuni musulmani presenti, che avevano sollecitato l’intervento della “polizia per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio”, che aveva proceduto al fermo e portato in centrale il calciatore e la moglie, all’epoca incinta.
Ed il tecnico dell’Al Nassr, l’argentino Gustavo Costas, aveva in precedenza spiegato come avesse dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini dopo essersi trasferito nella capitale saudita. Se prima si faceva il segno della croce prima delle partite e portava il rosario al collo, “ora non lo posso fare in pubblico, lo faccio nello spogliatoio. Se mi facessi il segno della croce, qui mi ammazzerebbero, mi lapiderebbero”.
Sia chiaro che non c’era nulla di provocatorio nel gesto di Ronaldo; il calciatore è cattolico, come tutta la sua famiglia, e la grande fede del portoghese è un aspetto noto della sua vita privata.
Tranquilli, non è successo nulla! E non poteva succedere nulla; troppi riflettori, troppa esposizione mediatica, troppo noto il personaggio!
Immagino che a Ronaldo, campione strapagato e testimonial mondiale della nuova normalizzazione araba davanti al mondo, verrà semplicemente consigliato dalla dirigenza dell’As Nassr e dalle Autorità di non ripetere quel gesto di esultanza.
Visti gli esiti positivi della vicenda non ho potuto non pensare alle persone comuni, alle quali sulla mappa dell’islam radicale un gesto analogo potrebbe costare persecuzioni, carcere, e forse la stessa vita.
Ma con una reminiscenza storica mi è anche venuto in mente che se l’ugonotto Enrico di Navarra accettò di convertirsi al cattolicesimo sottolineando la scelta con il famoso “Parigi val bene una messa!”, sia la casta wahhabita che governa l’Arabia Saudita, sia i tifosi, devono aver pensato che ”Ronaldo val bene un segno di croce!”.
Resta solo da riflettere sul fatto che ogni tanto qualcuno ha il coraggio di accusare noi italiani di “islamofobia” (sic!).
Umberto Baldo

PS: è di ieri la notizia delle improvvise dimissioni del CT azzurro Roberto Mancini. Dietro i “motivi personali” sembra possa esserci un’offerta per la guida della Nazionale dell’Arabia Saudita. Se confermata, immagino che il compenso sarà stellare. “Pecunia regina mundi” (il denaro è il dio del mondo).

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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