Quando lo Stato e la burocrazia funzionano: Madrid insegna, Roma annaspa

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In Italia la Legge di bilancio viene vissuta come un’ossessione nazionale.
Ogni anno si parla di apocalisse imminente, come se l’esercizio provvisorio previsto dall’art. 81 della Costituzione fosse un salto nel vuoto. Eppure, non è così. Basta guardare oltre confine per rendersene conto.
Il Belgio tra il 2010 e il 2011, rimase senza un governo pienamente operativo per 541 giorni.
Un record mondiale.
Ma l’economia non collassò: anzi, crebbe più della media dell’eurozona, l’inflazione rimase sotto controllo e la macchina statale continuò a funzionare regolarmente.
Stesso copione in Spagna.
Da oltre due anni non viene approvato un nuovo bilancio dello Stato: l’ultimo è del 2022, prorogato e riciclato.
Risultato? Nessuna catastrofe, anzi: crescita del Pil del +2,5% nel 2023, +2,4% nel 2024 e previsioni di +1,9% nel 2025.
Numeri che Germania, Francia e anche noi in Italia, possiamo solo sognarci.
Com’è possibile?
Forse perché la politica, nonostante i nostri Demostene ce lo vogliano far credere, non è sempre il motore dell’economia.
A volte, è solo un freno. E quando la macchina amministrativa funziona, può garantire continuità anche senza la copertura di un nuovo bilancio.
Qui sta la vera differenza tra noi e loro.
Belgio e Spagna dispongono di una Pubblica Amministrazione solida ed efficiente, capace di gestire la spesa ordinaria nel rispetto delle regole europee.
In Italia, invece, la Legge di bilancio diventa ogni anno una guerra di trincea, con partiti che si azzannano sui decimali di deficit come se fosse questione di vita o di morte.
E dopo tanto sangue e sudore, si scopre che la crescita resta al palo, e la produttività invece di crescere cala.
La conferma è arrivata pochi giorni fa a Cernobbio, con la ricerca “Investire nel Mediterraneo: dinamiche in Italia e Spagna”, presentata con Amazon al Forum The European House – Ambrosetti.
Il dato dello studio che colpisce è soprattutto questo: nell’ultimo decennio la Spagna ha attratto 113 miliardi in più di investimenti stranieri rispetto all’Italia.
Dal 2015 al 2024, Madrid ha portato a casa 304 miliardi di Investimenti Esteri Diretti, Roma si è fermata a 191.
Non solo: quei capitali hanno generato 856 progetti greenfield e 72.400 nuovi posti di lavoro, contro i 303 progetti e 40 mila occupati creati in Italia.
Ma perché la Spagna è più attrattiva per gli investitori internazionali?
Lo studio individua tre fattori chiave.
In primisla Giustizia civile e commerciale: in Spagna una causa si chiude in media in 275 giorni, in Italia in 527.
Per di più le sentenze della giustizia spagnola sono esecutive già al primo grado, mentre da noi i tempi restano biblici nonostante le riforme annunciate da decenni.
C’è poi il mercato del lavoro: il tasso di partecipazione è all’80,2% in Spagna, al 71,7% in Italia.
Infine il costo dell’energia: 166,6 €/MWh a Madrid, 252,9 €/MWh a Roma. Una differenza che pesa direttamente e pesantemente sulla competitività industriale.
Aggiungiamo altri elementi.
Tra il 2000 e il 2023 i salari reali italiani sono scesi del 3,3% (unico caso fra i Paesi Ocse), in Spagna sono saliti del 4,9%.
Il cuneo fiscale assorbe il 45,1% dei costi del lavoro in Italia, contro il 40,2% spagnolo.
Dal punto di vista delle tasse, nonostante le aliquote nominali siano piuttosto simili, la struttura fiscale spagnola è più semplice e meno bizantina di quella italica; il che rende Madrid più attrattiva per le multinazionali.
La produttività cala in Italia (-2,6%) e cresce in Spagna (+3,2%).
La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione ci vede fanalino di coda, mentre Madrid primeggia nei servizi online e nell’interoperabilità transfrontaliera.
Non commettete l’errore di attribuire questi dati sconfortanti all’azione dell’attuale Governo Meloni (che forse però esagera nell’autoincensarsi), perché il “male oscuro” delle burocrazie italiane è annoso, e nessuno è riuscito ad apportare significativi miglioramenti.
Eppure noi italiani siamo più numerosi (13 milioni in più), e abbiamo una base manifatturiera più forte dei cugini iberici.
Ma come ripeto da anni e anni l’economia non vive solo di fabbriche e uffici: ha bisogno di uno Stato che funzioni.
Chi conosce la Spagna non si stupisce di questi numeri: lì si percepisce subito che la burocrazia è davvero al servizio di imprese e cittadini.
Da noi, purtroppo, non posso dire la stessa cosa con la medesima convinzione.













